Una spezia chiamata galanga

Il rizoma asiatico parente dello zenzero si chiama galanga ed è una radice prodigiosa per il benessere e per una cucina dal prelibato gusto orientale

Una spezia chiamata galanga

La pianta della galanga appartiene alla famiglia delle Zingiberaceae che comprende ben 1300 specie erbacee disseminate nelle aree tropicali dell’Asia, dell’Africa e dell’America. A questa stessa famiglia appartengono anche la curcuma, il cardamomo e lo zenzero, largamente impiegati come spezie nella cucina orientale. La galanga è una pianta perenne spesso adoperata anche a scopo ornamentale. Diffusa soprattutto nel Sud-Est Asiatico, si trova in due specie diverse: la galanga maggiore (Alpinia galanga) originaria dell’isola indonesiana di Giava, e la galanga minore (Alpinia officinarum Hance) nativa della Cina.

Le foglie  lisce e lanceolate, partono dai rizomi in ciuffi rigidi, e possono raggiungere l’altezza di 2 metri nella galanga maggiore; i fiori di colore bianco a volte screziato di giallo, arancio o rosso sono raccolti in spighe. L’elemento prezioso della galanga sono i suoi rizomi, attraverso i quali si può riprodurre più facilmente sia per talea che per seme; quelli marrone scuro a a polpa rosa hanno uso medicinale, mentre quelli più chiari a polpa bianca sono adoperati in cucina. Nella medicina orientale così come in cucina, la galanga si adoperava fin dall’epoca degli Egizi, e si riteneva avesse poteri afrodisiaci; giunta in Europa nel Medioevo, fu adoperata nella preparazione dell’ippocrasso, un vino fermentato aromatizzato e addolcito dal miele che fu molto apprezzato presso le corti reali fino al 1600.

La coltivazione della galanga nel tempo è rimasta confinata per lo più nei suoi luoghi d’origine. I benefici naturali per l’organismo umano sono dovuti alla presenza di composti attivi tra cui il gingerolo e la galangina dalle proprietà antinfiammatorie e antibatteriche, nonché antiossidanti. La galanga è inoltre un valido aiuto per il sistema digerente; la polvere del rizoma è adoperata per farne infusi, il rizoma intero per decotti ed è anche disponibile sotto forma di integratore alimentare. Nell’industria cosmetica trova largo impiego in prodotti di cura della pelle e dei capelli.

Ma entriamo in una cucina indonesiana-thailandese dove la galanga esalta il sapore di varie pietanze come zuppe, curry, salse, marinature e piatti a base di pesce e di carne. Diversa dallo zenzero, la galanga ha il rizoma più oblungo e meno contorto, e la polpa è più fibrosa e resistente al taglio; il sapore della galanga è intenso, pungente, con note di agrumi e di aghi di pino. La galanga è un ingrediente fondamentale della Tom Yum e della Tom Kha gai (o Tom Kha kai), zuppe thailandesi di cui esistono numerose varianti regionali. La Tom Kha alla fine del’800 non era una zuppa: un libro di cucina siamese del 1890 riporta infatti la ricetta del Tom Kha Bpet, descritto come un piatto di carne di anatra bollita in un brodo di crema di cocco e galanga, che veniva servito con una densa salsa al peperoncino arrostito diluita con salsa di pesce, succo di lime e zucchero.  Gli antichi siamesi consumavano questo piatto immergendo la carne nella salsa.

Il Tom Kha gai, ritenuto oggi il piatto tipico della Thailandia, vanta una lunga tradizione e oggi i tanti ristoranti etnici di cucina thailandese sparsi per il mondo propongono la propria versione. Si tratta di una zuppa a base di crema di latte di cocco fresco e galanga con pezzetti di petto di pollo, funghi e spezie, che si serve caldo con una ciotola di riso cotto a vapore affiancato al piatto. A livello mondiale la Tom Yum Kung, la zuppa di gamberi thailandese, figura tra le venti zuppe più famose al mondo insieme al ramen giapponese, la soup à l’oignon francese e il minestrone italiano. Il suo sapore piccante e aspro è dovuto agli aromi della galanga, del lemongrass e del succo di lime Kaffir. La galanga si può trovare nei negozi di alimentari etnici oppure online. Per conservare il rizoma basta metterlo in un sacchetto di carta e conservarlo in frigorifero. Se poi questo è giovane e fresco, magari con qualche gemma, si può provare a piantarlo in un terreno ricco di materiale organico, ben drenato ed esposto al sole e poi …incrociare le dita!

Photo via Canva

Scritto da Elena Stante

Laureata in Matematica nel 1981 presso l’Università degli Studi di Bari, dal 1987 al 2023 ha insegnato Matematica e Fisica presso il Liceo Ginnasio Aristosseno di Taranto .Ha partecipato ai progetti ESPB, LabTec, IMoFi con il CIRD di Udine e a vari concorsi nazionali ed ha collaborato con la nomina di Vice Direttore per la regione Puglia alla rivista online Euclide, giornale di matematica per i giovani. Le piace correlare la scienza al cibo, nonché indagare su storie e leggende, e con Prodigus inizia il suo percorso di redazione di contenuti golosi per gli utenti del web.

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