Drunkoressia: poco cibo, tanto alcol

Le vite in bilico tra disturbi del comportamento alimentare e alcolismo sono in aumento, e stanno coinvolgendo anche i giovanissimi

Drunkoressia: poco cibo, tanto alcol

Sono trascorsi solo sette giorni dalla giornata nazionale del “fiocchetto lilla” contro i disturbi alimentari (dedicata alla prevenzione di anoressia, bulimia e di tutte le patologie legate ai disturbi del comportamento alimentare, acronimo DCA) e l’attenzione per il problema non si esaurisce, ragione per cui, facendo “cultura” gastronomica e parlando di salute e benessere, decidiamo di tenere sempre alta l’attenzione sui disturbi alimentari, cui appartiene anche la drunkoressia, uno dei tanti volti nascosti del un rapporto “malato” e patologico con il cibo.

Si tratta di un fenomeno sociale recente che coinvolge anche i giovanissimi: ragazzi fra i 14 e i 30 anni che bevono aperitivi e superalcolici di ogni tipo come fossero acqua fresca, dopo una giornata di volontaria astensione dal cibo, praticata in maniera ossessiva, per poter poi assumere elevate quantità di alcolici. A favorire questa tendenza negli ultimi anni sono state anche altre mode malate del bere giovanile, primo fra tutti il binge drinking, la tendenza a bere a ritmi compulsivi e in un arco di tempo ridottissimo ogni genere di bevanda alcolica, vista come il mezzo efficace e veloce per favorire e aumentare la capacità di relazione grazie ad una maggiore disinibizione ed euforia.

Abuso di alcool e disturbi alimentari sono purtroppo due fenomeni spesso strettamente correlati, facce dello stesso problema ed esprimono il disagio di giovani e giovanissimi. Uno studio del Centro Nazionale sulle dipendenze e abuso di sostanze della Columbia University ha stimato che il 30/50% degli individui con bulimia e il 12/18% di quelli con anoressia, abusano di alcool e ne sono dipendenti.

La convinzione che è alla base di questo che è un vero disturbo del comportamento alimentare è la correlazione tra elevati livelli di restrizione alimentare - che giungono fino al digiuno - e il parallelo aumento di assunzione di alcool. Questo comportamento patologico attrae i più giovani che credono di poter assumere grandi quantità di alcool mantenendo, o addirittura diminuendo, il peso corporeo. 

Anche se non ancora classificata sistematicamente, la drunkoressia è un vero e proprio disordine comportamentale, caratterizzato da alcune condotte tipiche: saltare i pasti al fine di diminuire o azzerare completamente le calorie assunte con il cibo per poterle compensare con l’introito di bevande alcoliche, ridurre le calorie alcool-correlate adottando un atteggiamento bulimico che alterna il controllo dell’alimentazione con un esasperato esercizio fisico al fine di compensare le calorie assunte con l’alcol stesso; induzione del vomito come azione compensatoria calorica finalizzata al mantenimento, o al controllo, del peso con la riduzione complessiva dell’introito calorico.

I fattori di comorbidità e le dimensioni che caratterizzano la drunkoressia sono dunque ben chiare e distinte: abuso di alcool, disturbo del comportamento alimentare e attività fisica incontrollata compulsiva. Una persona con drunkoressia priva infatti il proprio corpo del cibo durante la giornata nel tentativo di mantenere sotto controllo le calorie, preferendo l’assunzione di alcool per amplificarne e potenziarne gli effetti. La convinzione è quella che, eliminando il cibo e le calorie assunte con esso, l’alcool fornisca comunque le calorie giornaliere necessarie all’organismo e favorisca un senso di euforia e perdita di controllo tanto da poter gestire l’ansia e lo stress. 
In realtà, l’alcool non ha alcun valore nutritivo (inteso come nutrienti essenziali per il mantenimento dell’equilibrio e del benessere fisico) e la persona che adotta questa condotta si ritrova ad assumere solamente calorie “inutili” dal punto di vista qualitativo-nutrizionale; se assunto a digiuno l’alcool non fa ingrassare perché contiene calorie cosiddette "vuote" che non danno energia che viene immagazzinata (ricordiamo che 1 grammo di alcool equivale a circa 7 calorie). Non solo: l’assunzione di alcool a stomaco vuoto ne favorisce un più rapido assorbimento nel sangue amplificandone tutti gli effetti e soprattutto i danni.

Per molti giovanissimi, questo comportamento, porta con sé l’illusione del controllo e finanche della riduzione del peso: si stima che un 30% di donne comprese tra i 18 e i 23 anni adotti questo comportamento patologico come “regime dietetico” in cui l’alcool è utilizzato proprio per provocare il vomito e aiutare a gestire le ansie alimentari correlate ad atteggiamenti anoressici o bulimici.

La drunkoressia può alla lunga condurre ad una vera e propria dipendenza dall’alcool determinando il mantenimento di un perenne stato di ebrezza, euforia ed esaltazione che, a sua volta, riduce la consapevolezza di sè e predispone l’individuo alla perdita di controllo. Questa modalità “patologica” di assunzione dell’alcol permette da un lato di controllare il senso di fame e dall’altro induce ad un maggiore consumo che, a sua volta, provoca il vomito ed alimenta un circolo vizioso pericoloso. La drunkoressia si basa infatti sul concetto del poco cibo e tanto alcool che si traduce nel non mangiare per bere e riempirsi di alcol al punto di non avere più appetito e non sentire lo stimolo naturale della fame; in altre parole, dimagrire per bere e bere per dimagrire.

I danni correlati all’adozione di questo comportamento sono molto pesanti: confusione mentale, intossicazione e coma etilico, respirazione irregolare e alterazione del sistema cardio-circolatorio, patologie dell’apparato gastro-intestinale, ulcere ed emorragie, riduzione del funzionamento del cardias piloro (la valvola di entrata e uscita dello stomaco), riduzione dei livelli di potassio che possono provocare mal funzionamento dei tessuti muscolari (compreso il cuore con conseguente arresto cardiaco), problemi della funzionalità epatica e compromissioni del sistema neurologico.

Le evidenze sociologiche, antropologiche e mediche rappresentano anche questo disturbo del comportamento come risposta, ovviamente del tutto inadeguata e inappropriata, al bisogno di apparire sempre più magri (che non significa necessariamente essere in forma), sicuri e disinibiti, compito che viene affidato indegnamente all’alcool. 

Uno studio tutto italiano del 2014, effettuato su un campione di 3000 soggetti, mostra come questo fenomeno riguardi più del 32% della popolazione di entrambi i sessi. Sul totale della popolazione, si stima che interessi 300mila adolescenti tra i 14 e i 17 anni con una prevalenza di ragazzine, anche se il trend in continua crescita mostra che nel giro di pochissimi anni non ci sarà più alcuna prevalenza di genere, con ragazzini magrissimi e ubriachi che bevono per dimagrire e allo stesso tempo dimagriscono per bere di più: un circolo vizioso che permette loro di mantenere sotto controllo la paura di ingrassare ed esorcizzare le insicurezza dell’età, con la falsa convinzione di vivere meglio le relazioni sociali con i coetanei. 

Questo dato è preoccupante e deve mettere in allerta tutte le componenti sociali e i profili professionali deputati al controllo e all’educazione alla salute e al benessere.
Anche per questo disturbo del comportamento alimentare è indispensabile la conoscenza e l’informazione, con l’obiettivo di individuare i soggetti più a rischio per fasce di età, scolarizzazione, livello socio-economico ed avviare programmi mirati di educazione e prevenzione.

Photo via Pixabay / SocialButterflyMMG

Scritto da Viviana Di Salvo

Laureata in lettere con indirizzo storico geografico, affina la sua passione per il territorio e la cultura attraverso l’esperienza come autrice televisiva (Rai e TV2000). Successivamente “prestata” anche al settore della tutela e promozione della salute (collabora con il Ministero della Salute dal 2013), coltiva la passione per la cultura gastronomica, le tradizioni e il buon cibo con un occhio sempre attento al territorio e alle sue specificità antropologiche e ambientali.

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