Microbiota & Sport

Moderata e costante: ecco l’attività fisica che contribuisce a mantenere in salute il microbiota intestinale

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Fare sport, si sa, è importante per tante ragioni: mantiene giovani, garantisce una migliore qualità di vita, rafforza muscoli e ossa, previene l’insorgenza di patologie croniche e migliora quelle degenerative, insomma, lo sport è salute! Sport non significa però solo agonismo, allenamenti forzati e faticosi, lo sport per stare in salute è il movimento fisico eseguito con regolarità che permette ad un individuo medio di trarne tutti i possibili benefici in termini di benessere psico-fisico

Ecco, dunque, perché non è necessario correre la maratona ma fare delle buone camminate, competere sui 200 metri stile libero ma fare una bella nuotata e così via. Tutto ciò significa ovviamente che l’organismo di un atleta ha caratteristiche diverse da quello di un individuo che pratica costantemente una discreta attività motoria e da chi, al contrario, è prevalentemente sedentario. 

Queste differenze influiscono su molti aspetti del nostro organismo e del suo funzionamento, non ultimo sul microbiota intestinale, cioè sull’insieme dei microrganismi che colonizzano l’intestino. Anche per il microbiota intestinale, così come per tutti gli “ecosistemi naturali”, il suo benessere e la sua funzionalità sono strettamente connessi alla biodiversità degli elementi che lo costituiscono, che a sua volta determina una maggiore capacità di adattamento a fronte di eventi stressanti acuti o cronici (come, per esempio, la capacità del microbiota intestinale di tornare in equilibrio dopo un trattamento antibiotico che necessariamente abbatte gli indici di biodiversità).

Favorire la biodiversità del microbioma significa aumentarne la sua funzionalità e i derivanti benefici per la salute dell’individuo. L’attività fisica è uno dei fattori principali che influenza proprio questa biodiversità e la conseguente efficienza del sistema.

Gli esiti di un recente studio, pubblicato su Science Daily e condotto dall’Università di Calgary, hanno messo in evidenza che la durata dell’esercizio fisico piuttosto che la sua intensità è determinante per la salute e l’equilibrio del microbioma. Lo studio, infatti, partendo dall’assunto che i microbiomi degli atleti sono diversi da quelli dei sedentari (per tipologia di allenamento, regime alimentare seguito), ha voluto indagare sulle modalità con cui il movimento modella il microbiota intestinale dei non atleti (che tuttavia praticano attività fisica) valutando, per un gruppo di adulti di mezza età, la tipologia, il tempo e l’intensità dell’attività motoria. Lo studio ha tenuto conto di alcuni parametri quali il peso corporeo, la dieta seguita, la forza di presa della mano.

Al termine della valutazione Jane Shearer, professore presso la facoltà di Kinesiologia e la Cumming School Medicine, ha affermato che l’attività fisica di durata moderata, superiore cioè a 150 minuti a settimana, aumenta sia la ricchezza che la diversità del microbioma intestinale rispetto a quanto evidenziato in coloro che si esercitavano fisicamente meno. Ciò significa che l’esercizio fisico – non intensivo ma costante – favorisce la salute del microbioma e di conseguenza il benessere generale dell’organismo.  
La soglia, raccomandata da Health Canada, sotto la quale non si dovrebbe scendere, è proprio quella dei 150 minuti a settimana, che si traduce in poco più di 20 minuti al giorno. Il tempo dell’esercizio fisico risulta più importante e più determinante della sua intensità, cioè un allenamento più blando ma continuativo è capace di apportare migliori benefici rispetto ad un allenamento intensivo. In sintesi, i soggetti sedentari presentano rischi maggiori rispetto a soggetti che praticano attività fisica moderata ma, sorprendentemente, gli allenamenti ad alta intensità, tipici degli sportivi professionisti, sembrano associarsi ad un rischio più elevato sia rispetto all’attività moderata che alla sua totale assenza.   

Le ragioni di questa evidenza non sono ancora del tutto note, tuttavia, l’ipotesi più accreditata sta nel fatto che lo stress causato dall’allenamento ad alta intensità determini l’alterazione di alcuni elementi di raccordo tra il microbioma stesso e gli altri apparati (per esempio gastrointestinale, respiratorio) spiegando al contempo l maggior grado di infiammazioni croniche che si osservano proprio negli sportivi ad alto livello. Questo dato è utile soprattutto per coloro che decidono di avvicinarsi per la prima volta ad una attività motoria anche “soft” che potrà dare un interessante contributo al benessere generale.

L’analisi dei diversi parametri della popolazione esaminata ha inoltre evidenziato che più il peso corporeo di un individuo rientra nella fascia della “normalità” maggiori, in proporzione, sono i miglioramenti ottenuti dal microbioma; questo perché essere in sovrappeso influenza negativamente il microbioma indipendentemente dall’esercizio fisco. Le cattive abitudini alimentari e gli stili di vita scorretti dunque limitano, fino a vanificarli, i benefici potenziali forniti dall’attività fisica.

Pertanto, in caso di sovrappeso, l’obiettivo da seguire è dapprima il calo ponderale per poter poi beneficiare complessivamente e pienamente dei miglioramenti forniti dall’attività fisica stessa. Iniziare una pur moderata attività sportiva consente, nel lungo periodo, di ottenere vantaggi importanti e crescenti in termini di salute e di benessere a tutto tondo che, insieme a corrette abitudini alimentari e ad un sano stile di vita, contribuisce a migliorare la funzione protettiva che il microbiota svolge contro le più comuni malattie.
 

Photo via Pexels

Scritto da Viviana Di Salvo

Laureata in lettere con indirizzo storico geografico, affina la sua passione per il territorio e la cultura attraverso l’esperienza come autrice televisiva (Rai e TV2000). Successivamente “prestata” anche al settore della tutela e promozione della salute (collabora con il Ministero della Salute dal 2013), coltiva la passione per la cultura gastronomica, le tradizioni e il buon cibo con un occhio sempre attento al territorio e alle sue specificità antropologiche e ambientali.

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