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Latte, lattosio e lattasi: circa il 70% della popolazione mondiale adulta è intollerante: e se si trattasse di un fenomeno evolutivo?
Cosa significa essere intollerante? L’intolleranza al lattosio si presenta quando le cellule intestinali perdono la capacità di sintetizzare la lattasi (prodotta nel piccolo intestino), cioè l’enzima in grado di digerire lo zucchero contenuto nel latte e nei suoi derivati e conseguentemente dividerlo nei due zuccheri semplici, e più facilmente digeribili per l’organismo, quali il glucosio e il galattosio.
Se la lattasi non svolge completamente il suo lavoro di scissione del lattosio, la parte non digerita presente nell’intestino giunge fino al colon e, per azione della flora batterica, viene sottoposta ad un processo di fermentazione che è la principale causa dei tipici disturbi gastrointestinali. In generale i sintomi sono dose-dipendenti, cioè maggiore è la quantità di lattosio ingerita e più evidenti sono i sintomi. Tuttavia, la genericità dei sintomi, unita alla non corretta valutazione clinica determina che il 75% degli intolleranti al lattosio non sappia di esserlo.
Sono tre le forme di intolleranza al lattosio (che non va confusa in alcun modo con l’allergia alle proteine del latte): primaria (deficit di produzione della lattasi), secondaria (si sviluppa a seguito di altre patologie) e congenita (assenza di produzione della lattasi dalla nascita).
L’intolleranza al lattosio nella sua forma primaria è la più comune intolleranza enzimatica; molti studi indicano che solo il 30% della popolazione adulta mondiale è in grado di digerire totalmente il lattosio. Si tratta di una condizione generalmente ereditaria e molto diffusa. Le variazioni geografiche sono ampie: in estremo oriente la percentuale di intolleranti raggiunge quasi il 100% della popolazione; in alcune regioni dell’America meridionale (soprattutto nelle popolazioni ispaniche e native americane) e nel continente africano la percentuale di intolleranti si aggira intorno al 90%.
In Europa è più frequente nelle aree mediterranee e, comunque, si registra una maggiore incidenza nelle aree sud di tutti i Paesi. Si stima infatti che solo il 15 % della popolazione nord-europea sia intollerante al lattosio e addirittura solo il 5% di quella britannica. Anche in Italia le regioni settentrionali risultano più tolleranti: 52% al nord rispetto al 40% al sud. Ma a cosa è dovuto questo fenomeno, denominato “persistenza di lattasi”? Esistono varie teorie che intendono spiegare le ragioni di questa disomogeneità.
La prima e sicuramente più accreditata ipotesi è la correlazione tra consumo di latte e intolleranza al lattosio. Alcuni studi hanno dimostrato che la perdita di funzionalità dell’enzima lattasi è direttamente influenzata dall’apporto nella dieta di latticini e derivati: più essi sono importanti nella alimentazione quotidiana e più tardi, in termini di età, e meno frequentemente, in termini di prevalenza, si manifesta il problema; in sintesi dove si beve più latte, si tollera meglio il lattosio.
Basandosi su queste evidenze, una ricerca del University College of Dublin, pubblicata su Nature Communication, sostiene che la capacità di digerire il lattosio in età adulta si sarebbe sviluppata con una mutazione genetica, dovuta alle nuove abitudini alimentari diffuse già in epoca preistorica (risalente addirittura a 7000 anni fa). Con il passaggio dalla caccia all’allevamento, infatti, le diete mutarono e, con esse, anche l’apporto nutrizionale.
Nel nord dell’Europa, dove l’agricoltura era più difficile da praticare a causa del clima rigido, i latticini divennero da subito una fonte di nutrienti imprescindibile. Nel corso di millenni, abituandosi lentamente al consumo di derivati del latte, le popolazioni nordiche avrebbero quindi sviluppato una buona capacità di tollerare il lattosio. Nell’Europa meridionale, in Oriente e in Africa dove i latticini sono meno diffusi, il tasso di intolleranza è invece rimasto molto più alto. E’ idoneo quindi parlare di un fenomeno evolutivo, o per meglio dire di adattamento fisiologico temporale.
Fonte: Nutrifree
Scritto da Viviana Di Salvo
Laureata in lettere con indirizzo storico geografico, affina la sua passione per il territorio e la cultura attraverso l’esperienza come autrice televisiva (Rai e TV2000). Successivamente “prestata” anche al settore della tutela e promozione della salute (collabora con il Ministero della Salute dal 2013), coltiva la passione per la cultura gastronomica, le tradizioni e il buon cibo con un occhio sempre attento al territorio e alle sue specificità antropologiche e ambientali.

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