Un secondo piatto da servire con patate alla paprika e salsa agrodolce, per iniziare bene le feste in tavola!
Quando l’arte culinaria e cinematografica s’incontrano in un libro che accompagna in un viaggio multi sapore
Luigi Jovino - Adriano Scipioni, Ciak…si mangia! Cinema e gastronomia nella Hollywood italiana, 277 pagg. EUS- Edizioni umanistiche e scientifiche
"Non vado mai ai pranzi per non dovere rispondere a domande sul cinema"
Francois Truffaut
I fratelli Louis e August Lumière inventano il cinema nel 1885 e, già nel 1895, precisamente il 28 dicembre, mostrano al pubblico del Gran Cafè del Boulevard des Capucines a Parigi un cortometraggio che presenta la colazione di una famiglia nella quale il marito imbocca il bambino e la madre beve un caffè. Da più di centoventi anni il cinema è specchio magico delle abitudini e dei comportamenti alimentari.
Il cibo e il cinema si incontrano tante volte e in tanti modi. Si incontrano sia accidentalmente con alcune scene di grande effetto e significato oppure con opere che ne fanno il loro tema principale. Provo a fare due esempi per il primo e per il secondo caso: Il film Tom Jones del 1963 diretto da Tony Richardson, con la famosa scena in cui i due attori "azzannano" con bramosia un pollo come prodromo e metafora della passione sessuale che si realizzerà di lì a poco; il film Mangiare bere uomo donna del 1994 diretto da Ang Lee, la splendida storia di un cuoco di Taiwan in pensione, che riallaccia e rinforza il legame con le tre figlie grazie ai suoi piatti.
Fabio Campoli, nella prefazione al volume, sottolinea le convergenze dei due poli del binomio perché "come una pellicola cinematografica, la cucina è in grado di coinvolgere tutti e cinque i sensi, senza trascurarne alcuno, trasportando chi assaggia in una dimensione parallela in cui sono solo il palato ed il cuore a dettare le proprie emozioni e ricordi".
I film che narrano il cibo e i suoi complessi e profondi rapporti simbolici ed affettivi, prima ancora che nutrizionali, con l'intelligenza, le emozioni e le passioni sono veramente così tanti che risulta banale citare qualche titolo. Rimandiamo però, per chi volesse approfondire e intraprendere un viaggio cinematograficamente goloso, al Mangia Film di Salvatore Gelsi volume di grande erudizione e rigore che rappresenta la più accurata e argomentata filmografia sull'argomento.
Il cinema a tavola ha generato un universo multisensoriale e multiculturale e ha dato vita a tanti saggi che, seppur con orientamento diverso, affrontano l'argomento. "Ma", e in questo caso è un'avversativa importante, Ciak… si mangia esplora un ambito nuovo che crea relazioni ampie e nuove, raccontandole nei particolari. E' merito degli autori aver pensato e prodotto un lavoro originale perché l'argomento non resti solo tema di cinefili, di gastronomi e di addetti ai lavori dell'uno o dell'altro campo. Una trattazione che sviluppa l'argomento in modo che non resti campo solo di una passione intellettuale, spesso maniacale ed erudita come avviene nel mondo della cinefilia e della gastronomia, ma diventi il filo conduttore di una narrazione che coinvolge un territorio, parola chiave della cultura del cibo, unico come quello dei Castelli romani. In tal senso l'associazione che viene da fare è con i documentari televisivi di Mario Soldati del 1957-58, del Viaggio lungo la Valle del Po alla ricerca dei cibi genuini, che rappresenta una pietra miliare anticipatrice della narrazione del cibo.
Dalle zone collinari di Marino e Genzano di Roma, fino alle alture di Rocca di Papa e Rocca Priora, i comuni dei Castelli Romani si caratterizzano per un'ampia varietà di paesaggi. L’area dei Colli Albani è riconosciuta come fonte inesauribile di spunti per i viaggiatori e artisti che li includevano nel Grand Tour, il fenomeno che interessò artisti, intellettuali e giovani dell’aristocrazia europea perché potessero formarsi nella conoscenza personale e artistica e che, soprattutto a partire dal XVIII secolo, trovano nei paesaggi a sud di Roma il perfetto connubio tra una natura spettacolare e i resti di un passato glorioso. A confermare questo interesse e questo riconoscimento almeno un nome tra tutti: quello dello storico tedesco Ferdinand Gregorovius (1821-1891), autore dei Wanderjahre in Italien (1856-1877). Tra i suoi pellegrinaggi nella penisola, spesso a piedi, vi sono infatti anche le visite alle antichità dei Colli Albani.
Un territorio set di tante pellicole che, nel racconto degli autori, si anima di storie, di aneddoti, di emozioni, di incontri tra ristoratori, o meglio di osti nel senso etimologicamente pregiato di hospes, ospiti, di coloro che sanno accogliere. Come le testimonianze di Benito Morelli, che nel suo ristorante Al Bosco di Velletri, espone una galleria fotografica di attori e personaggi famosi che documenta una storia di successi che dura da decenni.
Luigi Jovino, giornalista che vive da 35 anni ai castelli Romani, ha messo in questo suo lavoro l'esperienza e la sapienza maturata anche con precedenti lavori e, soprattutto, la sua passione e la sua empatia per i grandi interpreti di un territorio e per i grandi autori di una cucina che, proprio perché semplice, come ha detto Anna Dente, Ambasciatrice della cucina dei Castelli romani nel mondo, nella presentazione di questo libro fatta alla Festa del Cinema di Roma, particolarmente difficile. Leggere queste pagine ci porta a vivere Il Gran Tour della cinematografia mondiale, in cui le diverse cittadine dei Castelli diventano il palcoscenico di tante pellicole. Fellini vi gira diversi film tra cui Il Bidone, l'Intervista, Le Notti di Cabiria. Federico e gli altri stringono amicizie con i ristoratori e nascono anche relazioni professionali. Al Fico di Claudio Ciocca, Federico disegna sui tovaglioli mentre aspetta uno dei suoi piatti preferiti "Le uova bavose". Un sodalizio che porterà il regista a far lavorare Ciocca nei film Ginger e Fred, E la nave va, Prova d'orchestra e Casanova. Stupisce venire a sapere che Luchino Visconti giri gran parte del suo capolavoro di ambientazione siciliana, Il Gattopardo, a Palazzo Chigi di Ariccia.
Il capitolo "Profilo degli artisti a tavola" riporta trenta nomi, come Antonioni, Edoardo de Filippo, Vittorio Storaro, Walt Disney, Robert De Niro, Alain Delon. Per ognuno aneddoti mai banali ma utilissimi a ricostruire gli inediti retroscena della vita e del gusto dei grandi interpreti della cinematografia soprattutto di quel periodo in cui Roma fu definita "La Hollywood sul Tevere", la Hollywood italiana, come recita il sottotitolo del volume.
Una piacevole e ricca lettura che si snoda in un percorso erudito, che integra cinema, storia, cultura e gastronomia. Gli autori usano un approccio narrativo complesso e con maestria stilistica lo sanno rendere piacevolissimo e smagliante. Una narrazione che diventa anche guida alle città dei Colli Albani e ad alcune delle loro ricette culinarie più rappresentative, per concludere il viaggio a tavola.
Scritto da Sergio Bonetti
Ha insegnato all'Università, si è occupato di piccole imprese e, negli ultimi anni, soprattutto di quelle del settore enogastronomico, per le quali ha promosso eventi legati alla cultura del territorio. Le sue grandi passioni sono i libri, il cibo, il vino…e le serie tv.
Ama viaggiare e per lui ogni tappa diventa occasione per visitare i mercati alimentari e scoprire nuovi prodotti, tecniche e tradizioni.
E’ inoltre appassionato di ricerca e dello studio di testi in ambito culinario, per contrastarne la spettacolarizzazione e i luoghi comuni.
0 Commenti