Cresce la passione degli italiani per il cibo “ready to eat”: e per 1 confezione su 2, la scelta è salutista
Ritrovare più sapori in un’unica coltura ortiva potrebbe essere il futuro dell’alimentazione umana
Chi riuscirebbe a dire di no ritrovandosi davanti un buon piatto di pasta all’arrabbiata, nella quale la dolcezza del pomodoro e le note decise del peperoncino si fondono ad arte in un risultato tanto semplice quanto sempre allettante?
E se oggi per preparare un buon sugo piccante occorre avere a portata di mano entrambi gli ingredienti di base, in futuro pare diventerà sempre più concreta la possibilità di andare dal fruttivendolo ed acquistarne uno solo che unisce le proprietà di entrambi: è quello che è stato soprannominato “pomodoro piccante”.
Due piante che secondo gli studiosi hanno un’origine comune datata milioni e milioni di anni fa, e per questo si sono rese perfette all’applicazione di tecniche all’avanguardia di editing genetico, grazie alle quali sarebbe teoricamente possibile far sì che i geni del pomodoro vengano “spinti” ad esprimersi producendo capsaicina, ovvero quello stesso principio attivo responsabile della piccantezza nei peperoncini.
A questo progetto sta lavorando un team di specialisti della Federal University of Viçosa in Brasile, ma non al fine di dar vita all’ennesima stravaganza gastronomico, quanto piuttosto di favorire la presenza della capsaicina in altri alimenti ortivi grazie alle sue importanti proprietà naturali antibiotiche, antinfiammatorie, analgesiche e persino dimagranti.
Attualmente queste proprietà non sono sfruttate al massimo delle proprie potenzialità, perché la produzione dei peperoncini è complessa, mentre invece quella del pomodoro è di più facile conduzione e anche più economica. Così si riapre tuttavia il tema dell’eticità e della salubrità degli cibi geneticamente modificati.
Fonte: Focus
Scritto da Redazione ProDiGus
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