Il packaging sostenibile

Mentre la scienza studia nuovi materiali, i consumatori meritano più consapevolezza sull'impatto energetico di produzione e riciclo

Il packaging sostenibile

Packaging: una parola chiave per contenere, proteggere, conservare meglio e trasportare varie tipologie di alimenti in commercio, senza trascurare anche le informazioni riportate sulle confezioni, dalle etichette nutrizionali ai claim pubblicitari.

Oggi la scienza del packaging si coniuga sempre più con le biotecnologie per fare ricerca sui materiali eco-friendly affinché le aziende possano raggiungere l’obiettivo dell’UE di rendere il packaging dei prodotti sostenibile al 100% entro in 2030. I materiali ecologici e biodegradabili possono essere diversi e necessitano comunque di certificazioni che possano attestarne la sostenibilità. Recentemente i ricercatori dell’Università del Maryland hanno progettato un idrogel composto da gelatina e amido biodegradabili, altri invece hanno utilizzato materiali di scarto della canna da zucchero o gli steli del mais. I contenitori in plastica rigida possono essere sostituiti da altri che si servono del micelio dei funghi che forma una fitta rete attorno a trucioli di legno o rifiuti biologici .

Un packaging sostenibile è quello che non danneggia il nostro pianeta, e sensibilizzare i consumatori a fare altrettanto promuove il marketing dell’azienda virtuosa che ne fa uso. Il "nuovo" packaging ideale è leggero e poco ingombrante, resistente ,maneggevole e deve essere sigillato in modo sicuro, a maggior ragione per i prodotti alimentari, ai fini della sicurezza sanitaria. Il packaging sostenibile è anche quello in cui si separano agevolmente il contenitore dal contenuto per agevolare il consumatore in una corretta raccolta differenziata.

Per quel che riguarda gli alimenti l’aspetto più importante da considerare è la shelf life, cioè la durata dei prodotti alimentari calcolata dal momento in cui si producono a quello in cui deperiscono a scapito della qualità. La durata cambia da un alimento all’altro: i principali fattori legati alla shelf life sono le caratteristiche chimico-fisiche e microbiologiche degli alimenti, la maniera in cui si effettua il confezionamento e la modalità con cui si conserva fino a che il prodotto viene consumato (a temperatura ambiente, in frigorifero o in congelatore)..

Nel corso dei decenni, la plastica è diventata sempre più il materiale prediletto per il packaging alimentare grazie alla sua versatilità d'impiego e alla sua utilità funzionale. Ad esempio, diversi studi hanno dimostrato che gli imballaggi in plastica prolungano la durata di frutta e verdura, Come sappiamo però l’inquinamento da plastica ha un notevole impatto ambientale; esistono tipi differenti di plastica e a volte i film di pellicola che ricoprono gli alimenti sono multistrato e quindi difficili da riciclare, come nel caso del TetraPaK, ,in cui la plastica è mescolata a materiali di diverso tipo.

Un altro problema è che con la plastica riciclata si possono ottenere prodotti di più bassa qualità e spesso nel riciclaggio occorre aggiungere altra nuova plastica per realizzare manufatti. Se vogliamo fare un confronto tra i diversi materiali da imballaggio in quanto ad impatto ambientale, diciamo subito che il cartone e la carta sono sì degradabili ma la loro produzione richiede il 60% in più di energia rispetto a quella che occorre per la plastica, e in fase di produzione si ottengono molti rifiuti tossici. Il riciclaggio di carta e cartone richiede inoltre una quantità di energia 10 volte superiore rispetto al riciclaggio della plastica. 

E che dire dell’alluminio? Questo materiale compare praticamente ovunque, dall’edilizia ai trasporti, dall’arredamento alla meccanica e la siderurgia, dagli elettrodomestici agli imballaggi. Guardiamo in cucina alle lattine, i fogli d'alluminio, le vaschette,,le scatolette e poi il pentolame ed accessori vari .Oggi la produzione di una lattina può richiedere il 40% in meno di alluminio rispetto a 25 anni fa, può essere riciclata al 100% e riutilizzato all’infinito.

La produzione di un chilogrammo di alluminio riciclato ha un fabbisogno di energia che equivale al 5% di quello richiesto da un chilogrammo di metallo prodotto a partire dalla bauxite e occorrono in media 71 lattine usate per ogni chilogrammo. L’alluminio riciclato ha le stesse caratteristiche di quello originario; dopo la selezione gli imballaggi di alluminio sono pressati trattati a 500 °C per togliere vernici e altre sostanze e infine fuso a 800°C per fonderlo in lingotti o placche da inviare alla produzione di nuovi manufatti. 

E infine ricordiamo il vetro: per secoli è stato utilizzato per conservare alimenti ,bevande e tanto altro ma sarebbe conveniente tornare alla tecnica del vuoto a rendere di barattoli e bottiglie perché il suo impatto ambientale è maggiore di quello della plastica, della carta e dell’alluminio. La frantumazione dei rottami di vetro e la successiva fusione ad elevate temperature per ottenere nuovo vetro comporta un elevato consumo di acqua e di energia. Inoltre, per ottenere vetro verde si può usare il 95% di vetro usato, per quello bianco solo il 60% e soprattutto il nuovo vetro necessita dell’aggiunta di sabbia silicea, che è la seconda risorsa più utilizzata al mondo dopo l’acqua.

L’estrazione della sabbia silicea può causare danni all’ambiente che vanno dal deterioramento di un territorio alla perdita di biodiversità. Il vantaggio dei contenitori di vetro è quello di poter essere usati più volte, perchè il vetro usato, una volta conferito alle discariche, impiega fino a un milione di anni per decomporsi, come confermano i ritrovamenti di reperti archeologici. Riutilizziamo dunque il più possibile i contenitori in vetro prima di disfarcene!

In conclusione, mentre la scienza del packaging lavora a tempi serrati sulla necessaria innovazione, teniamo conto di tutte queste informazioni quando scegliamo e gestiamo i prodotti alimentari e il loro packaging, facendone tesoro per un approccio più consapevole. 

Photo made in AI

Scritto da Elena Stante

Laureata in Matematica nel 1981 presso l’Università degli Studi di Bari, dal 1987 al 2023 ha insegnato Matematica e Fisica presso il Liceo Ginnasio Aristosseno di Taranto .Ha partecipato ai progetti ESPB, LabTec, IMoFi con il CIRD di Udine e a vari concorsi nazionali ed ha collaborato con la nomina di Vice Direttore per la regione Puglia alla rivista online Euclide, giornale di matematica per i giovani. Le piace correlare la scienza al cibo, nonché indagare su storie e leggende, e con Prodigus inizia il suo percorso di redazione di contenuti golosi per gli utenti del web.

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