Origini e curiosità sull’arma più affilata e indispensabile della cucina
Nuovi prodotti sul mercato recuperano una vecchia usanza gastronomica dei paesi marinari
Utilizzare l’acqua di mare per cucinare: un’affermazione che potrebbe sembrare inusuale, ma che trova veri e propri fondamenti storici nell’usanza di utilizzarla per lavare il pescato, mantenere vivi i molluschi, ma anche imbevere a bordo di un peschereccio, ad esempio, quelle famose gallette secche che un tempo rappresentavano l’unica fonte di sostentamento per coloro che vivevano il proprio mestiere in mare aperto.
Fermo restando che questa pratica, senza le dovute attenzioni, può presentarsi rischiosa a causa di possibili contaminazioni dell’acqua di mare stessa, qualcuno ha iniziato a chiedersi se non fosse possibile utilizzarla dopo averla resa sicura. In pochissimi anni alcuni imprenditori europei, dalla Scozia, alla Spagna e anche in Italia, sono riusciti ad ottenere le autorizzazioni necessarie alla produzione e all’immissione in commercio.
Una risorsa “sostenibile ”da utilizzare in tutte le preparazioni nelle quali si necessiterebbe di aggiungere sale alla classica acqua dolce; ma l’acqua di mare sarebbe anche più “pregiata” grazie alla sua importante componente minerale. Ed è così che nelle cucine dei ristoranti gourmet di tutto il mondo iniziano a comparire ricette curiose che vedono l’utilizzo di questo prodotto.
Anche alcuni produttori alimentari si stanno cimentando nelle prove di nuovi accattivanti prodotti, dalla birra al formaggio prodotti con acqua di mare, fino alle conserve e addirittura il pane
Fonte: Gambero Rosso
Scritto da Redazione ProDiGus
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