Arrivano le colombe!

La Pasqua anche quest’anno è alle porte: ma come assicurarsi la scelta di un prodotto di buona qualità?

Arrivano le colombe!

Che delizia la colomba! Simbolo gastronomico per eccellenza delle festività pasquali italiane insieme all’immancabile uovo di cioccolato, anche quest’anno non mancherà di certo sulle nostre tavole. Ma come orientarsi su quale scegliere per assicurarsi un prodotto di buona qualità

Proprio come accade in tempo di Natale con pandori e panettoni, infatti, ci si pone davanti il dilemma del risparmio – orientandoci verso l’acquisto di prodotti low cost – o del concedersi almeno per le festività di spendere qualcosa in più. Ma accanto alle colombe artigianali “top” prodotte dai nostri migliori pasticceri, anche quando ci troviamo nei comuni supermercati possiamo porre attenzione ad alcuni dettagli per non dover rinunciare alla qualità

Infatti, per quanto riguarda la denominazione e la composizione della colomba, non tutti sono a conoscenza dell’esistenza di un decreto ministeriale dedicato, volto a tutelare le caratteristiche di questa tradizionale preparazione pasquale. Secondo questo decreto, per ottenere la denominazione di colomba il prodotto dev’essere un “dolce a pasta morbida ottenuto tramite lievitazione naturale”. 

L’autenticità della lievitazione naturale è valutabile sia alla vista che all’assaggio: questa dà luogo a una struttura del lievitato naturalmente soffice e dall’alveolatura allungata. Inoltre, la copertura di superficie della colomba originale deve consistere in una glassa a base di albume d’uovo e zucchero guarnita con mandorle e granella di zucchero.

Ma non è purtroppo possibile valutare questi aspetti sensoriali concreti tra gli scaffali del supermercato, tra tante colombe chiuse nelle loro belle confezioni ora in cartone, ora in latta, con tanto di fiocchi colorati. Il decreto stesso consiglia dunque di porre attenzione ai seguenti fattori

  • La lista degli ingredienti, la loro qualità e le percentuali in cui essi sono presenti nell'impasto: alcuni esempi su tutti? Che ci siano grassi animali o vegetali ma non idrogenati o frazionati; che sia impiegato autentico zucchero e non altri sostituti a più alto carico glicemico come lo sciroppo di mais.
     
  • L’indicazione d’impiego di molti aromi e conservanti e la data di scadenza: il loro impiego nei prodotti industriali è indispensabile per aumentare la shelf life, ma assicuratevi che non ne sia presente una lista infinita. Aromi e conservanti infatti hanno poco hanno in comune con una lievitazione naturale, che di per sé riesce a garantire prodotti più stabili e più durevoli nel tempo… ma mai pari al tempo di stazionamento nei magazzini di piattaforme e supermercati. Questi purtroppo saranno dunque sempre presenti nei prodotti a scaffale, ai fini di prolungarne la scadenza generalmente fino ad un massimo di sei mesi. Quelle delle nostre migliori pasticcerie nazionali, prodotte artigianalmente e in un numero di pezzi più limitato, hanno invece generalmente una scadenza più breve che oscilla tra 1-3 mesi. Anche informarsi sulla data di scadenza può costituire dunque un indice di qualità (dal momento che non ci diranno mai la quantità esatta di aromi e conservanti impiegati).
     
  • Il prezzo: nel caso della colomba, quello del costo non può essere considerato come “parametro universale” indicativo della sua qualità. In molti casi, infatti, su di esso influisce la notorietà del marchio, o ancora offerte applicate dalle grandi insegne, ed anche il peso finale del prodotto, che varia da ricetta a ricetta. 

Scritto da Redazione ProDiGus

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