Amore cucina e curry

Le avventure di uno chef in cerca di fortuna in un film ambientato tra Londra e Mumbay

Amore cucina e curry

“Amore cucina e curry” narra le vicende del giovane talentuoso cuoco Hassan Kadam che, insieme alla propria famiglia possedeva un ristorante che dovrà lasciare, costretto a fuggire da Mumbay per ragioni politiche non ben precisate. La fuga non sarà tra le più facili, Hassan tenterà finanche di corrompere la guardia confinaria inglese con l’aiuto dei suoi famosi, ottimi “samosa”, e come faccia a resistere a questi deliziosi fagottini indiani, proprio non si sa!

“Amore cucina e curry” - contrariamente alle critiche negative che seguirono immediatamente dopo l’uscita della pellicola nelle sale, che lo dipingevano come una copia mal riuscita di “Chocolat” - è invece una storia ben raccontata di integrazione razziale e ricerca di sé, studiata nei particolari e dai toni molto delicati.

Come già anticipato, infatti, succede che al susseguirsi di varie peripezie, la famiglia Kadam, con a capo “Papa”, padre appunto di Hassan, arriverà a Londra con il sogno di proseguire l’attività di ristorazione del “Maison Mumbay” proprio lì, nella capitale dell’innovazione. Londra però, non si rivelerà una scelta felice. A pochi chilometri dall’aeroporto di Hetrow, il passaggio dei grossi aerei non renderà agevole la vita del locale e, soprattutto, il cucinare all’aperto, come d’uso nella cultura culinaria indiana.

L’avventura londinese dei Kadam prenderà una piega a metà strada tra il patetico e il divertente rappresentata da una scena in particolare: quando lo chef Hassan, con molta cura preparerà delle cosce di pollo massaggiandole sapientemente con il misto di spezie per il “tandoori” e, dopo tanta meticolosità, proprio appena adagiate sulla mega griglia all’esterno del locale, verranno distrutte dal “clima” britannico! Una pioggia torrenziale difatti colmerà d’acqua il tendone tenuto sopra la graticola che verrà poi fatta tracimare dalle sollecitazioni causate dal passaggio degli aerei. Questo farà rovinosamente crollare il sogno dello chef e sommergere quelle meravigliose cosce di pollo speziate.

La scelta di fuggire da Londra apparirà a quel punto la più ovvia! Hassan raccoglierà l’intera famiglia e si trasferirà quindi in un paesino della Francia, “Saint-Antonin-Noble-Val”, un incantevole borgo situato nella regione dei Midi-Pirenei, ed è qui che la storia diverrà inaspettata. I Kadam infatti troveranno un immobile abbandonato, che sembrerà situato lì, proprio per fare al caso loro. Unica pecca, che questo si trovi proprio difronte al ristorante stellato di “Madame Mallory”, alias “Helen Mirren”.

Da questa contiguità, in un primo momento, scaturirà una guerra fatta di concorrenza sleale, di denunce alle autorità sanitarie e piccole angherie, tipo accaparrarsi l’intera partita di piccioni al mercato. Insomma, una corsa a chi la farà più scorretta. Colpo basso su colpo basso, il clima “avvelenato” - è il caso di dirlo - degenererà quando lo chef del “Le Saule Pleureur”, questo il nome del ristorante della “Madame”, appiccherà un incendio all’avversario “Maison Mumbay”, accompagnando il grave gesto con dei graffiti razzisti sulle mura. L'allegro angolo indiano in Francia verrà parzialmente distrutto ed il suo chef Hassan, seriamente ferito alle mani.

La Mallory però, “cattiva” ma non del tutto, venuta a conoscenza del gesto del suo chef, prenderà le distanze dallo stesso, arrivando persino a licenziarlo. Un gesto per chiedere perdono alla famiglia Kadam, ammettendo i limiti di una giusta concorrenza, necessaria per migliorarsi, a differenza del razzismo e della pura delinquenza.

Hassan, perso il ristorante ma non il sogno di diventare un grande chef, approfitterà dunque della tregua, cavalcando i segnali di distensione e proponendosi quale alternativa al cuoco licenziato. Tenterà di convincere la Mallory ad assumerlo proponendo un classico della cucina francese: l’omelette. Quello che non saprà la ristoratrice, almeno fino alla prova, che l’indiano Hassan riuscirà, attraverso un misto di spezie indiane perfetto, ad innovare ed elevare una semplice frittata al punto da convincerla. La scena di preparazione dell'omelette è tanto famosa e bella da aver ispirato molti tutorial su YouTube che ne ripropongono la ricetta.

Madame Mallory, finalmente si convincerà ad assumere il talentuoso ma inesperto Hassan e prendendolo sotto la sua ala protettrice lo trasformerà in uno chef stellato. Le scene delle lezioni di cucina che partono dalle cinque salse fondamentali della cucina francese (vellutata, besciamella, olandese, pomodoro, spagnola), danno  l’idea della fatica e l’impegno che un giovane deve impiegare per farsi strada nel mondo della ristorazione.

Hassan, con la sua rivisitazione del piccione al tartufo, infatti riuscirà a regalare alla sua mentore la seconda stella Michelin. Papa, invece, non sarà contento in principio della scelta del figlio, essendo la sua idea di cucina tradizionale indiana, profondamente divergente dalla nouvelle cousine di Madame Mallory.

Il dialoghi tra i due, dalle finestre delle loro abitazioni, sono emblematici e comici. Il vecchio indiano critica continuamente la cucina dell’elegante Madame  come insapore, e la esorta ad usare più spezie , che danno carattere al cibo, la madame controbatte affermando che lei offre, al contrario, una cucina elegante, raffinata e "classica”, cioè di classe!

Ben presto però anche il patriarca della famiglia Kadam accetterà che il figlio prenda il volo e sarà orgoglioso dei successi internazionali del suo Hassan. Ma è sul finale che il film lascerà un messaggio molto profondo sul concetto di radici e di crescita personale. Hassan diventerà famoso, sarà assunto nelle migliori cucine mondiali, diventerà uno Chef star, esponente della c.d. cucina molecolare e fotografato sulle copertine delle più importanti riviste internazionali di settore. Le immagini di grande effetto, di questi piatti esteticamente meravigliosi, sono una goduria per la vista, ma si sa che una delle regole della cucina è che si comincia a mangiare con gli occhi!

Ma una sera Hassan, a fine servizio, con un componente della sua brigata si troverà ad assaggiare delle spezie giunte proprio dall'India, e piangerà lacrime amare di nostalgia.

Il ragazzo ha viaggiato, ha raggiunto il successo, ha sperimentato, ha innovato ed è cresciuto. Il suo pensiero è chiaro già dalle prime lezioni con la Mallory, quando la signora gli chiede perché provasse a cambiare una ricetta di 200 anni, Hassan risponde: "perché 200 anni sono troppi".

Ma gli mancano le sue origini, gli manca la famiglia, il padre ma anche Madame Mallory e il suo paesino adottivo sui Pirenei, e così deciderà di tornare alle origini per un nuovo progetto.
Come anticipato, il film non ebbe critiche positive, essendo il regista (Lasse Halstrom) lo stesso di Chocolat, molti critici ritennero che la pellicola contenesse temi già visti e trattati. Personalmente ho apprezzato l'interpretazione di Hellen Mirren che dopo l'oscar per “the Queen” regala un'altra bella prova di elegante interpretazione.

Non solo, anche il grande attore Om Puri, famoso caratterista del cinema indiano, non è da meno, divertente negli stereotipi etnici senza mai scadere nella ridicola macchietta.

Il tema, poi, della perdita delle radici nella ricerca dell'innovazione non è da sottovalutare. Andare avanti? Certo! Superare i limiti del tradizionalismo è necessario, ma mai dimenticare le proprie origini, le radici che ci hanno permesso di essere noi stessi, altrimenti si rischia di perdersi.

Per chi ha apprezzato i toni leggeri ma profondi di Chocolat, questa pellicola meno fortunata in realtà può nascondere grandi sorprese.

Buona visione!

Ha due passioni: la cucina ed il cinema.

La prima, quella per il cibo, di qualità, viene da lontano, quando da bambina trascorreva ore a guardare la nonna ai fornelli. Era "la regina della genovese", piatto della tradizione culinaria partenopea, il suo preferito, anche se alla fine era bravissima in tutto, cucinava come un chef…anzi, come la sua “chef personale”.

La buona cucina man mano è diventata per lei una passione imprescindibile, forse più un vizio, un piccolo momento personale di pace e serenità. E poi c'è proprio il cinema, che vive al limite di una "malattia”, tra dvd, libri e riviste specializzate che saturano l'aria e la luce della sua casa, e costituiscono ben più della cornice di un’autentica passione. 

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