Secondo la scienza, ingrassare nei giorni di festa sarebbe inevitabile
Prima di arrivare a trasformarsi nelle amate tavolette e cioccolatini odierni, il cioccolato in Europa era una vera ricercatezza da bere
- Cioccolatiera in rame, Inghilterra XVIII secolo
- Tazza con piattino in porcellana Derby per servizio cioccolata calda, Inghiterra XVIII secolo
- Mulinello in legno per mescolare e montare la cioccolata calda
Immagini tratte dal sito del Museo della Cioccolata Calda di Marimba World Chocolate
C’è stato un tempo in cui il cioccolato come lo conosciamo oggi non esisteva: ai tempi dei Maya e degli Aztechi, in America Centrale dalle piante autoctone si ricavavano i frutti e dal loro interno i semi, che venivano tostati, macinati e mescolati ad acqua e spezie ottenendo una bevanda schiumosa dalle note amarognole ma dalle grandi virtù, al punto da portare il cacao ad essere soprannominato “cibo degli dei” e la gente locale ad utilizzarlo anche come moneta di scambio di alto valore.
Furono i viaggi degli europei in America a guidare la preziosa materia prima verso l’evoluzione, a partire dalla Spagna, dove il cacao approdò nel 1520 con Hernán Cortés e si iniziò ad importarlo a pieno ritmo intorno al 1585. Integrando il cacao con zucchero di canna e vaniglia nacque la cioccolata calda, il cui consumo si diffuse in tutta Europa fino all’Inghilterra, che divenne matta per il prodotto a tal punto che subito dopo il 1650 Seicento fiorivano le Chocolate House, progettate per offrire cioccolata calda bollente all'élite più alla moda.
Il Museum of Hot Chocolate nasceva sul retro del negozio di cioccolato Marimba a Sudbury, nel Suffolk in Inghilterra e raccoglieva tanti reperti sulla storia della cioccolata calda nel Regno Unito, come la cioccolatiera in rame e il servizio in porcellana che vi mostriamo nelle foto poco sopra. C’erano anche gli strumenti noti come molinets, moulinets, molinillos o semplicemente mulini per cioccolato, agitatori realizzati in legno tornito con una testa seghettata e un manico stretto da rotolare tra i palmi delle mani per creare una forte azione di sbattimento che desse vita ad una schiuma cremosa sulla superficie della bevanda.
Navigando sul sito del museo potrete trarre ancora altre informazioni e conoscere altre testimonianze storiche.
Fu solo nel 1828 che il chimico olandese Coenraad Johannes van Houten mise a punto il processo di estrazione del cacao in polvere, più facile da miscelare e lavorare anche con il burro di cacao (che veniva separato con l’azione di una pressa). Nel 1847 i tre fratelli inglesi Francis, Richard e Joseph Fry, alcuni anni dopo aver rilevato la fabbrica di cioccolato del defunto padre, scoprirono che mescolando insieme burro di cacao, polvere di cioccolato “van Houten” e zucchero si otteneva un impasto per un cioccolato masticabile: nacque così la prima tavoletta, gioia da mordere ma anche da fondere per reinventarsi in sempre nuovi e irresistibili capolavori di pasticceria.
Fonte: Museum of Hot Chocolate
Scritto da Redazione ProDiGus
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