La scoperta del fuoco

L’essenza della civiltà umana racchiusa nel suo utilizzo …oppure no?

La scoperta del fuoco

Che cosa distingue il cibo degli uomini da quello degli animali? L’uomo, oltre a consumare le risorse naturali disponibili, le produce egli stesso attraverso l’agricoltura e l’allevamento degli animali domestici. Poi, superata la fase di approvvigionamento,  passa al consumo di questi beni selezionando il cibo in base a preferenze soggettive, gusti e controindicazioni personali. Tutto questo però è in comune anche con gli animali, per cui non possiamo dire di aver distinto in tal modo l’alimentazione umana. 

La vera differenza consiste nel fatto che l’uomo è in grado di creare ed utilizzare il fuoco, con la conseguente capacità di cuocere e fare cucina.Cucinare consente di trasformare i prodotti iniziali grezzi in qualcosa di profondamente diverso per consistenza o struttura, odori e sapori, creando qualcosa che in natura non si trova ed è quindi artificiale.

Quindi la caratteristica basilare dell’alimentazione umana è che esiste un crudo e un cotto, e se il primo è natura, il secondo è cultura. 

Nella mitologia il fuoco viene regalato agli uomini da Prometeo, che lo ruba dall’officina del dio Efesto: nasce così la civiltà umana in quanto l’uomo passa da consumatore di alimenti crudi, alla stregua degli animali, a dominatore della natura. Con il regalo di Prometeo l’uomo si fa simile agli dei, che prima erano gli unici a detenere il segreto del fuoco, perché riesce a controllarlo, sottraendosi o dominando i  processi naturali (come riscaldarsi, fondere, modellare). 

La cucina e il cucinare diventano, pertanto, simbolo dell’essere umani

Considerato che il fuoco e la cucina trasformano la natura delle cose, il lavoro del cuoco, attraverso tecniche e attrezzature, modifica colori, consistenze, odori e sapori. Ma da quando ha iniziato ad accadere tutto ciò?  Per tutto il XVII secolo le fonti documentano che i cuochi avevano una scarsissima attenzione verso le qualità originarie dei prodotti di base. Solo successivamente, si è diffusa l’idea di una cucina naturale che, al contrario, tiene conto delle peculiarità naturali degli ingredienti utilizzati nella cucina,  anche rispettandole e conservandole durante la manipolazione e la cottura, introducendo così una nuova cultura del cibo che tende a conservare e non ad eliminare le proprietà naturali dei prodotti agricoli e dell’allevamento.

Certo la cucina non presuppone sempre l’uso del fuoco, e questo significa che anche in tal caso esiste una cultura del cibo e un cibo come cultura: si pensi alle preparazioni con il pesce o le carni crude, o ancora marinate (ossia “cotte senza fuochi”), nonché a tutte quelle preparazioni che fanno parte della cucina crudista, eppur sempre considerate sotto il termine di “cucinare”. Per chi segue ancora oggi queste regole alimentari, la civiltà non si identifica per forza con il fuoco ma anche con la capacità di trasformare senza di esso i prodotti che madre natura ci offre.

Si affievolisce così il simbolismo che denotava un certo “inizio della civiltà” con la scoperta del fuoco e la possibilità di cucinare. La cucina si può infatti definire come l’insieme delle tecniche e delle metodologie necessarie per preparare degli alimenti, cioè per trasformare le caratteristiche dei prodotti di base rendendole idonee all’alimentazione dell’essere umano attraverso il suo ingegno, non solo attraverso l’uso del fuoco. 

 

Note bibliografiche

  • M. Montanari  Il cibo come cultura   Ed. Laterza
  • A. Capatti  - M. Montanari   La cucina italiana – Storia di una cultura  Ed. Laterza

Scritto da Luciano Albano

Laureato con lode in Scienze Agrarie presso l’Università degli Studi di Bari nel 1978, ha svolto servizio come dirigente del servizio miglioramenti fondiari della Regione Puglia presso l’Ispettorato Agrario della città di Taranto. Appassionato di oli e vini, ha conseguito il diploma di sommelier A.I.S. e quello di assaggiatore ufficiale di olio per la sua regione

Specializzato in Irrigazione e Drenaggio dei terreni agricoli presso il C.I.H.E.A.M. di Bari (Centre International de Hautes Etudes Agronomiques Mediterraneennes)" . Iscritto all'Ordine dei Dottori Agronomi della Provincia di Taranto. Iscritto nell'Albo dei C.T.U. del Tribunale Civile di Taranto

0 Commenti

Lasciaci un Commento

Per scrivere un commento è necessario autenticarsi.

 Accedi


Altri articoli