Pane: urge una regolamentazione

Approvata la legge che vieta l’utilizzo della dicitura “pane fresco” sul pane decongelato venduto nei supermercati: si inizia dalle Marche

Pane: urge una regolamentazione

Baguette, ciabatte, pagnotte ai cereali, integrali, con lievito madre, panini e rosette. Quando arriviamo davanti al banco del pane, al supermercato, siamo quasi colti dal dubbio di trovarci nel luogo in cui siamo realmente, perché tutto, anche l’esposizione dei prodotti sembra rimandare a modi e forme del panificio.

Uno dei più classici, magari, invaso dal profumo dell’alimento più diffuso al mondo: il pane. Eppure, finalmente, una legge stabilisce la giusta differenza. Su impulso della Cna Agroalimentare, associazione che tutela le piccole e medie imprese alimentari, il pane precotto, venduto nei supermercati, non potrà più fregiarsi della dicitura “pane fresco”, almeno nel territorio delle Marche.

Non tutti i consumatori ne sono consapevoli, non si tratta soltanto di una questione formale. La distanza tra i due prodotti: quello distribuito al supermercato e quello che acquistiamo dal panettiere di fiducia, è tutta sostanziale. Non solo gli ingredienti utilizzati, il tipo e la provenienza di farine e lieviti, possono non essere gli stessi, ma anche la loro lavorazione, prima di arrivare nelle mani dei panificatori. Anche la cottura cui il pane viene sottoposto può trasformarlo in un prodotto della tradizione locale o in uno di tipo industriale. Non che il secondo meriti la demonizzazione, ma i due non possono essere presentati come fossero la stessa cosa.

Quello che solitamente si trova presso i punti vendita della media e grande distribuzione non è affatto pane fresco, anche se spesso ci viene consegnato caldo e profumato. Si tratta in realtà di pane cotto solo in parte, spesso addirittura all’estero, quindi congelato e in seguito rinfornato, all’interno del supermercato di destinazione.

L’unico pane fresco, come stabilisce la legge applicata nella regione di Rossini e Raffaello, è quello la cui lavorazione viene eseguita, dall’inizio alla fine, nello stesso luogo, senza processi di surgelazione ad interrompere questa continuità.

E’ necessario che il consumatore possa ricevere informazioni complete sugli alimenti che acquista; non si tratta di una guerra ad un determinato prodotto, il pane surgelato in questo caso, ma di una battaglia per la trasparenza e per consumi consapevoli.

Concetti che non riguardano soltanto il pane, ma tutta l’offerta commerciale. Le associazioni di categoria auspicano che si possa giungere rapidamente a colmare un vuoto normativo ben evidente a livello nazionale. Quel che vale da poche settimane per le Marche, dovrebbe regolare anche gli acquisti nelle altre regioni italiane, sia per chi consuma, sia per i produttori artigianali di qualità, spesso penalizzati da una concorrenza sleale.


Fonte: Dissapore

Scritto da Redazione ProDiGus

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