Un dessert ideale per iniziare a portare in tavola l’estate!
Una ricetta diventata nota… per il suo pessimo gusto, ma che rappresentava una pasto da veri duri ai tempi della gloria degli spartani
Avete mai sentito parlare del brodo nero? La ricetta che prende questo nome è probabilmente la più celebre in riferimento all’alimentazione secondo gli usi dell’antica città di Sparta. La notorietà del brodo nero è dovuta al fatto che esso è stato assurto a simbolo della frugalità dei costumi degli spartani, da sempre noti per le vicende che nei secoli hanno portato ad un mescolamento di realtà e leggende che li ha eletti ad oggi, grazie anche a film e serie tv di grande successo, ad essere un popolo noto per la spietatezza dei suoi costumi e la rigidità della sua educazione di tipo militare.
Ne è un chiaro esempio un episodio riportato nella Vita di Licurgo di Plutarco che riguarda Gorgo, regina di Sparta, moglie di Leonida I (il re combatté e morì nella battaglia delle Termopili):
Un giorno una tale, presumibilmente una forestiera, le disse:
"Solo a Sparta le donne comandano gli uomini"
e Gorgo rispose:
"Sì, ma solo le donne di Sparta generano veri uomini"
Ebbene, probabilmente l’essere veri uomini a Sparta passava anche per il nutrirsi di brodo nero: infatti, questa pietanza aveva una pessima fama presso le altre città greche, ritrovandosi a diventare nota per la sgradevolezza del suo sapore, ma era al contempo la componente fondamentale dei pasti comuni giornalieri degli Spartiati. Così erano chiamati i maschi spartani che erano cittadini di pieno diritto, che governavano la città prendendo parte all'apella; fin da giovani venivano addestrati al combattimento attraverso l'agoghé e sottoposti a sfide estenuanti per addestrarli al mestiere di guerrieri senza paura.
Ma cosa conteneva il brodo nero di Sparta? Essenzialmente carne di maiale, in una sorta di spezzatino reso più liquido e nero dall’aggiunta di vino e sanguinaccio. Sempre Plutarco nella sua Vita di Licurgo racconta di un re straniero che sentì parlare talmente tanto della pietanza da esserne incuriosito e invitare alla sua corte un cuoco spartano in persona per preparare la versione originale. Tuttavia, all’assaggio ne fu disgustato: il cuoco gli rispose che per gustarlo a pieno bisognava bagnarsi prima nell’Eurota (fiume presso cui si trova Sparta), ad intendere che bisognasse far propri gli usi e costumi spartani e adattarsi ad uno stile di vita semplice ed essenziali per apprezzare la ricetta. Anche gli anziani di Sparta pare preferissero nutrirsi di questa pietanza, lasciando che i tagli di carne più pregiati fossero consumati dai giovani.
Odore nauseabondo, sapore aspro, colorazione scura: sono queste le descrizioni più ricorrenti che si ritrovano negli scritti storici che parlano degli “stranieri” che assaggiavano il brodo nero di Sparta. Si pensi che durante le numerose guerre fra Atene e Sparta, servire una zuppa di brodo nero rappresentava un utile stratagemma per rivelare la possibile presenza di spie non spartane, che regolarmente rigettavano la pietanza al primo assaggio. Si racconta, inoltre, che gli stranieri che affrontavano la degustazione del brodo nero in seguito affermassero scherzosamente di aver finalmente compreso perché gli spartani non avevano timore nemmeno della morte!
Scritto da Elena Stante
Laureata in Matematica nel 1981 presso l’Università degli Studi di Bari, dal 1987 insegna Matematica e Fisica presso il Liceo Ginnasio Aristosseno di Taranto .
Ha partecipato ai progetti ESPB, LabTec, IMoFi con il CIRD di Udine e a vari concorsi nazionali e collabora, con la nomina di Vice Direttore, alla rivista online Euclide, giornale di matematica per i giovani.

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