Che confusione…sarà perché è un aroma!


Per il consumatore è sempre più difficile orientarsi tra le etichette stampate sugli alimenti. Quali aromi contengono? Sono naturali o artificiali?

Che confusione…sarà perché è un aroma!


Aromi”: un termine unico per definire due “fenomeni” contrapposti. Nel primo senso, riferito alla cucina più pura e tradizionale, il solo termine  ci fa venire l’acquolina in bocca, dal momento che gli aromi di un piatto raccontano la personalità di chi l’ha preparato, le sue origini, le sue passioni.

Nel secondo senso, di contro, è stato scelto lo stesso nome - anche a livello legislativo - per definire quegli additivi talvolta utilizzati dalle industrie  alimentari, che ne fa largo uso (non sempre giustificato): un argomento che spesso ci confonde le idee!

Non è per nulla raro oramai, infatti, acquistare un prodotto nel cui elenco ingredienti si legge la parola “aromi”, senza in realtà sapere cosa si stia esattamente mettendo nel carrello della spesa. La genericità dell’informazione è nemica non solo della chiarezza, ma anche della sicurezza a tavola.

Gli aromi esistenti in natura sono circa diecimila, ma se ne utilizzano solo un quarto, e molto spesso quelli che troviamo nei biscotti, nei salumi o in altri alimenti, sono tutt’altro che naturali. Se ne usano in gran quantità soprattutto per insaporire un cibo che, per sua natura o per il processo di lavorazione che ha subìto, è carente di appeal per il palato. C’è anche da dire però che, nonostante l’intensità della percezione che ne ricaviamo, annusando o gustando alimenti aromatizzati, la quantità di aromi che troviamo in un prodotto è solitamente inferiore allo 0,01%.

L’Efsa (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha steso un elenco che contiene indicazioni su 2600 sostanze aromatizzanti. 

Sicuramente una buona mappa per produttori e consumatori, che possono orientarsi meglio nella “giungla delle etichette” proprio documentandosi.

Ecco qualche informazione: quando si legge la dicitura “aroma di mirtillo con altri aromi naturali”, significa che il produttore ha utilizzato per il 95% circa l’estratto dal frutto e per la restante parte sostanze ricavate da altri frutti, ma ugualmente naturali. Se la dicitura indica solo l’aroma di fragola, per fare un altro esempio, si può star certi che al 95% il prodotto contenga l’estratto naturale.

Occorre invece interpretare diversamente l’indicazione “aroma naturale” presente su numerose confezioni. In questo caso al prodotto, che potrebbe essere uno yogurt ma anche un condimento per la pasta, è stata aggiunta una miscela di componenti aromatiche naturali per cui nessun elemento prevale sugli altri.

La dicitura “aromi” è, come già sottolineato, la più generica: l’alimento sulla cui confezione è stampata può contenere sostanze naturali e non. Il regolamento dell’Unione Europea del 2011 consente anche alle aziende del biologico di utilizzare aromi, ma solo quelli naturali o i loro estratti.

Anche la caffeina è considerata un additivo, quando impiegata nel cibo in piccole quantità, e sulla confezione del prodotto non possono comparire immagini di ingredienti non presenti nello stesso. Infine è bene sapere che per l’affumicatura si usa sempre più spesso il fumo industrialmente trattato, in modo che diventi “liquido” e facilmente utilizzabile sugli alimenti.


Fonte: Il fatto alimentare

Scritto da Redazione ProDiGus

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