Il lancio del formaggio

Tra gioco e folklore, quella del lancio della forma di formaggio è una vera disciplina sportiva: scopriamo le sue regole e da dove trae origine

Il lancio del formaggio

Non siete dei grandi amanti dello sport... ma siete dei veri buongustai? Allora non disperate, abbiamo trovato l'attività motoria (prima del corpo, poi delle mandibole!) che fa per voi: il lancio della forma di formaggio! Se la cosa vi appare un po' bizzarra, sappiate che si tratta di una disciplina sportiva a tutti gli effetti, associata e riconosciuta dal CONI. 

Esiste infatti la Federazione Italiana giochi e sport tradizionali (FIGeST) che regolamenta e disciplina attività e pratiche antiche con un modernissimo seguito di appassionati. Si tratta di un organismo sportivo con sede a Perugia, riconosciuto dal Consiglio Nazionale del CONI quale disciplina sportiva dal 1998 (atto n° 1005 del 24/7/98).

Il profilo tecnico della disciplina è semplice: si tratta di un gioco itinerante, che si svolge da secoli su tutto il territorio italiano, e in cui si lancia una forma di formaggio afferente a varie categorie di peso. Il terreno di gioco è rigorosamente all’aperto su strade campestri o piste in terra battuta, il numero minimo di giocatori è due, così come si può giocare in singolo, in coppia o a squadre. L’obiettivo è far percorrere alla forma di formaggio più strada possibile rotolando su se stessa, ciò significa che vince la gara chi, a parità di lanci programmati, supera l’avversario in distanza percorsa.

Ovviamente, ogni gara prevede una specifica pezzatura della forma di formaggio; generalmente i campionati individuali hanno 5 categorie: 1, 3, 6, 9 e 20 chilogrammi. Ciascun giocatore è dotato di una forma di formaggio di uguale pezzatura alle altre (stesso peso, stesso spessore e stesso diametro) e di una fettuccia (detta anche cordella) per il lancio; la fettuccia serve infatti a migliorare la presa e ad imprimere una maggiore forza rotativa alla forma di formaggio lungo i suoi bordi. 

L’origine di questa pratica è davvero antichissima, risalirebbe addirittura al periodo etrusco; ne abbiamo testimonianza in un affresco nella tomba dell’Olimpiade di Tarquinia in cui si scorge un uomo nella tipica posizione del lanciatore; i pastori erano infatti soliti, per diletto, far rotolare le forme di pecorino lungo i pendii e i sentieri. Altre fonti testimoniano la diffusione del gioco anche tra gli antichi Romani che lo chiamavano tronchus; la pratica continuò a diffondersi, soprattutto tra gli strati più umili della popolazione, nel corso del Medioevo rinnovando nei secoli la tradizione che è giunta fino a noi.

Il lancio della forma di formaggio pare essere stata un tempo vero e proprio gioco d’azzardo, in cui la posta andava oltre la forma di formaggio da consegnare al vincitore insieme ad altri prodotti tipici locali e l’immancabile vino. Oggi, più sobriamente, il vincitore si porta a casa la forma di formaggio dell’avversario, una bella stretta di mano e magari un trofeo da esibire con orgoglio.

Girando per il nostro bel Paese è possibile trovare manifestazioni di questo tipo da nord a sud, ove scegliere di partecipare o semplicemente divertirsi da spettatori: nella vallata di Pavullo (Modena), in provincia di Messina a Novara di Sicilia, in Garfagnana a Pieve San Lorenzo, a Carèggine (Lucca), Borsigliano (Lucca), nell’alto parmense e nell’alta valle del Taro, a Gallicano (Lucca), a Cittareale (Rieti); a San Giacomo di Cerreta (comune di Belgioioso, nelle campagne pavesi) , ad Alatri (Frosinone, in cui le gare di lancio coincidono con il saluto dei pastori che partono per la transumanza), a Guardiagrele (Chieti), Petrignano di Assisi, Villa Badessa (Pescara), Spadola (Vibo Valentia), Pontelandolfo (Benevento), Monte Urano (Fermo). 

Sono momenti, oltre che di sport intorno ad un prodotto alimentare storico, di autentica convivialità in cui la tradizione si intreccia con la sana competizione con il gusto per le cose buone, insomma nel lancio della forma di cacio c’è tanta storia e memoria del nostro Paese!

Scritto da Viviana Di Salvo

Laureata in lettere con indirizzo storico geografico, affina la sua passione per il territorio e la cultura attraverso l’esperienza come autrice televisiva (Rai e TV2000). Successivamente “prestata” anche al settore della tutela e promozione della salute (collabora con il Ministero della Salute dal 2013), coltiva la passione per la cultura gastronomica, le tradizioni e il buon cibo con un occhio sempre attento al territorio e alle sue specificità antropologiche e ambientali.

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