Food photography e sezione aurea

Ecco spiegata la “regola dei terzi” che si lega al concetto di sezione aurea e si rende utile anche per scatti fotografici sul cibo e sulla tavola

Food photography e sezione aurea

Viviamo un’epoca in cui l’immagine ha acquistato un’importanza tale da prevaricare le parole, e l’efficacia di un messaggio pubblicitario o comunque di effetto è spesso affidata alla creatività nella composizione fotografica e video. Dall’esplosione dei social network e del web in generale, i produttori e gli imprenditori commerciali hanno compreso che una foto o un video ben fatto si può tradurre in un aumento delle vendite. In particolare la fotografia “still life” si è notevolmente evoluta passando dalle immagini di catalogo classiche a vere e proprie scene costruite come in un set cinematografico nella cosiddetta “still life ambientale”. 

La parola still life significa natura morta; i grandi pittori Renoir, Cezanne, Manet per citarne solo alcuni erano specializzati in questo genere ma è nelle nature morte di Caravaggio che si può riconoscere la tecnica di composizione che più si avvicina allo still life odierna della fotografia. Per poter realizzare un buon prodotto finale occorrono comunque delle conoscenze approfondite degli effetti dell’illuminazione, della composizione dei colori e della posizione degli oggetti. Soprattutto perché la still life è dedicata ad oggetti inanimati, essa deve trasmettere un messaggio che mira a valorizzare l’aspetto estetico del soggetto ritratto oppure a rendere visibile un servizio o un prodotto ai potenziali clienti. In ogni caso il buon fotografo deve valorizzare quanto ritrae facendo ricorso alla fantasia anche nel caso in cui il soggetto sia banale, riuscendo a suscitare emozioni nell’osservatore. Per chi volesse avvicinarsi alla fotografia still life o semplicemente divertirsi con gli scatti che oggi grazie agli smartphone tutti possiamo fare, può essere utile conoscere alcune semplici regole.

Nel 1876 il tedesco Gustav Theodor Fechner, ritenuto l’inventore della psicogeometria, effettuò una indagine statistica su un gruppo di persone che non avevano una preparazione artistica e chiese loro di scegliere tra diversi rettangoli e un quadrato la figura preferita. La maggior parte degli intervistati scelse il rettangolo aureo, quello in cui il rapporto tra le due dimensioni è uguale al rapporto tra la maggiore delle due dimensioni e la loro somma. Questo rapporto è la nota sezione aurea, la “divina proporzione” citata dall’architetto romano Vitruvio Pollione nel I secolo a.C. all’interno della sua opera De Architectura. La divina proporzione raggiunse enorme importanza nel Rinascimento, periodo in cui si riscoprono i valori della cultura antica classica e si individua appunto nella sezione aurea il canone della bellezza estetica, impiegandola in ambito architettonico, pittorico e figurativo. 

La sezione aurea la ritroviamo in due regole di composizione fotografica, di cui quella più antica e maggiormente utilizzata è la regola dei terzi. Secondo questa regola il campo fotografico viene diviso in un reticolato attraverso due linee orizzontali e due verticali equidistanziate che individuano intersecandosi nove rettangoli uguali. I vertici del rettangolo centrale si chiamano “punti di forza” o “punti focali” e sono i punti su cui si concentra l’attenzione di chi osserva l’immagine. Nel servirsi di questa regola il soggetto principale o il suo centro deve occupare uno dei punti focali perché se fosse al centro la foto risulterebbe statica mentre il fatto che è decentrato invita l’occhio di chi osserva a spaziare dal centro verso la periferia del campo. 

Poiché questa composizione crea degli spazi vuoti attorno all’oggetto occorre provvedere al bilanciamento, inserendo sapientemente uno o più oggetti secondari. Moltissime fotocamere e smartphone hanno la possibilità di sovrapporre la griglia dei terzi sullo schermo LCD oppure questa si trova all’interno del mirino di una reflex professionale. Una curiosità: a seconda di quello che è il verso di scrittura gli occhi degli occidentali puntano partendo dal vertice del rettangolo in basso e sinistra e seguono il verso orario esplorando l’intera immagine, gli orientali invece leggono l’immagine da destra verso sinistra, i Giapponesi in verticale; la lettura di una immagine è quindi anche influenzata dalle differenti tradizioni culturali. Chi fotografa il cibo deve saper creare una sorta di percorso che guiderà l’occhio dell’osservatore alternando spazi vuoti a spazi pieni e sfruttando gli effetti prospettici oltre alla posizione e alla forma dell’oggetto ritratto. 

Conoscere il modo in cui si possono aggiungere oggetti di bilanciamento all’immagine è un’abilità che si acquisisce col tempo e l’esperienza. Inoltre le linee della griglia oltre che rettilinee e diritte possono anche essere diagonali o ancora curve: ciascuna linea provoca sensazioni differenti, le linee orizzontali e le curve sono associate le prime a calma ed equilibrio le seconde ad armonia, le linee verticali rimandano all’idea della forza e dell’eleganza mentre quelle oblique al movimento generano una certa tensione emotiva.

Una seconda regola di composizione è quella in cui interviene ancora la sezione aurea ma in modo diverso, cioè attraverso la spirale aurea, quella curva inscritta in un rettangolo aureo ottenuta dalla suddivisione di questo in altri rettangoli di dimensioni via via decrescenti. Nell’usare questa seconda tecnica, l’oggetto principale si pone nel punto più interno della spirale che si troverà a destra per gli occidentali e a sinistra per gli orientali. Questa regola di composizione non è adoperata frequentemente nella fotografia del cibo. Esiste però anche una terza alternativa che si basa sull’uso del triangolo piuttosto che del rettangolo.

Se si immagina un triangolo sull’oggetto da ritrarre e si posizionano elementi significativi della composizione lungo i suoi lati si può ottenere un buon effetto ,specie se questi elementi sono di natura simile a quello principale sul quale si concentrerà comunque  l’attenzione di chi osserva. Per quel che riguarda il colore nella food photography occorre guardare la scala dei colori complementari; se si adoperano colori vicini nella scala cromatica si ottengono immagini rassicuranti come è appunto nelle fotografia del cibo,  invece due colori opposti che producono un grande contrasto cromatico e avrebbero un effetto opposto. 

Se è vero che un buon risultato è frutto del sapiente uso dell’illuminazione, dei colori, dei riflessi e delle ombre, come per tutte le arti anche per la fotografia le regole non sono obbligatorie e solo la pratica, l’allenamento e l’affinarsi del gusto estetico con l’esperienza porteranno al giusto apprezzamento del proprio lavoro. 
 

Scritto da Elena Stante

Laureata in Matematica nel 1981 presso l’Università degli Studi di Bari, dal 1987 insegna Matematica e Fisica presso il Liceo Ginnasio Aristosseno di Taranto .

Ha partecipato ai progetti ESPB, LabTec, IMoFi con il CIRD di Udine e a vari concorsi nazionali e collabora, con la nomina di Vice Direttore, alla rivista online Euclide, giornale di matematica per i giovani.

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