Olio in bottiglie di plastica

Si sa che non sia proprio il massimo, ma una ricerca ateniese dimostra concretamente la minore conservabilità rispetto al vetro

Olio in bottiglie di plastica

L’olio d’oliva venduto nelle bottiglie di plastica potrebbe deteriorarsi molto più velocemente di quello contenuto nel più tradizionale vetro scuro o comunque in recipienti privi di polimeri sintetizzati in laboratorio.

Lo dimostrerebbe una ricerca dell’Università di Atene pubblicata, nei mesi scorsi, sulla rivista scientifica Food Packaging and Shelf Life. C’è di più: l’olio d’oliva, a causa delle sue particolari caratteristiche, potrebbe interagire con le molecole della bottiglia di plastica e alterarle, modificando le proprietà cosiddette meccaniche e di barriera dello stesso contenitore.

Insomma la plastica, un materiale sicuramente rivoluzionario nei primi anni della sua comparsa, alla fine del 1800 e ancor più nel corso del Novecento, è oggi nell’occhio del ciclone. Per l’uso sconsiderato che se ne è fatto, per la sua refrattarietà a forme di smaltimento semplici e veloci e per la sua dispersione nel mare.

Il punto di forza della plastica, cioè la sua notevole resistenza allo scorrere del tempo, è anche il suo punto debole, considerato il modo in cui la si utilizza. Le abitudini umane che riguardano questo materiale sono una vera minaccia per l’equilibrio dell’ecosistema. L’industria alimentare l’ha utilizzata a lungo per gli scopi più diversi, in primo luogo il packaging, non sempre verificando l’opportunità di questo impiego. Il caso dell’olio d’oliva è piuttosto eloquente.

I ricercatori di Atene hanno analizzato diverse caratteristiche del PET a contatto con il condimento mediterraneo. Nello specifico, hanno cercato di verificare il comportamento della plastica rispetto alla temperatura, la permeabilità all’ossigeno, l’assorbimento di sostanze presenti nell’ambiente e nello stesso olio, e i processi di degradazione.

I risultati della ricerca greca hanno evidenziato che l’olio d’oliva venduto nella plastica non ha la medesima conservabilità di quello contenuto nel vetro. Esiste, per i prodotti confezionati nelle bottiglie in plastica, un rischio più elevato di irrancidimento e di ossidazione, in tempi decisamente più brevi di quelli normalmente calcolati.

L’industria alimentare dovrebbe quindi rivedere le modalità attraverso le quali si stabiliscono le date di scadenza dell’olio commercializzato nella plastica. Perché, in alternativa, non tornare ad usare esclusivamente il vetro, almeno per il confezionamento di certi alimenti?

Una terza via da percorrere potrebbe essere studiare nuove forme di packaging; immaginare, senza demonizzare la plastica ma anzi utilizzandola con criterio, nuovi materiali da impiegare nell’industria alimentare. Qualcuno è naturalmente già al lavoro. Speriamo bene!


Fonte: Il fatto alimentare

Scritto da Redazione ProDiGus

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