Il ritorno del vuoto a rendere

L’alternativa più green? È il riuso dei contenitori per bevande in vetro, plastica e alluminio, pronto a tornare in atto con una nuova legge

Il ritorno del vuoto a rendere

La raccolta differenziata dei materiali riciclabili, lo si sa, è un tema sempre più rilevante (nonché “scottante”) a livello internazionale. Ciascun individuo, in questo nuovo millennio, viene invitato continuamente a far proprio il concetto, affinché il differenziare diventi un vero e proprio stile di vita funzionale ad un nuovo benessere dell’intero pianeta.

Ma se possiamo fare già tanto con il conferimento dei contenitori degli alimenti (sempre adeguatamente lavati) suddivisi per categorie, oggi siamo davanti al ritorno della più primordiale forma di risparmio sul packaging alimentare a favore dell’ambiente: torna infatti il vuoto a rendere, che consta nella “riconsegna” dei contenitori integri di plastica, vetro e metallo destinati a contenere bevande.

Questa usanza è già con successo in uso sin dal 1991 in Germania, epoca in cui il vuoto a rendere (in particolare del vetro a quell’epoca, dal momento che a tanti turisti è capitato di dover pagare una “cauzione” al momento dell’ordine di un boccale di birra) fu sancito da una specifica legge, aggiornata in seguito nel 2006 per decretare che su ogni bottiglia di vetro, plastica o latta sarebbe stato applicato un sovraccarico di prezzo riscuotibile dal consumatore alla riconsegna del vuoto (che localmente prende il nome di “pfand”). Tutte le rivendite sono tenute ad accettare i vuoti, anche se le specifiche bottiglie non riconducono ad una vendita diretta da parte loro.

E adesso sembra giunto il momento in cui sia l’Europa intera che l’Italia si muoveranno nelle medesime direzioni. Il Sole 24 Ore menziona che già nel decreto Semplificazioni datato fine luglio 2021, benché non ancora dettagliato, si parla di operatori economici che saranno chiamati ad “adottare sistemi di restituzione con cauzione nonché sistemi per il riutilizzo degli imballaggi», nell’ottica di ottenere anche dei vantaggi economici basati sulla premialità.

Da gennaio 2022, dunque, le regole per il vuoto a rendere hanno grande probabilità di iniziare ad essere applicate anche da noi: c’è chi critica questa scelta, sostenendo che il sistema di riconsegna delle bottiglie vuotate del loro originario contenuto acquistato genererebbe un nuovo impatto ambientale negativo, a causa della complessità della logistica (legata al volume dei materiali, anche nell’ottica delle rivendite che devono stoccarli in attesa del conferimento), nonché dei costi e delle energie maggiori da impiegare tanto per la movimentazione di materiali di peso notevole (vetro) quanto per la loro sanificazione (dal momento che i vuoti possono essere naturalmente esposti a contaminazioni sia batteriche che fisiche es. polvere, insetti).

Ma non mancano le argomentazioni per controbattere ed essere a favore della nuova buona abitudine di riconsegnare i vuoti: basta infatti pensare all’enorme quantità di energia che ogni giorno si impiega per fondere il vetro consegnato mediante la raccolta differenziate e poi per riforgiarlo, nonché a quella richiesta per la produzione di lattine, per poi arrivare alla plastica derivata dalle attività di consumo, la cui produzione nella versione riciclata richiede l’impiego di oltre mille litri d’acqua e 950 kW/h di energia elettrica per circa 2 tonnellate di plastica conferita di partenza. E per concludere le riflessioni e i paragoni, è bene sapere che per produrre una tonnellata di plastica “vergine” occorrono ben 900 litri di petrolio, 180.000 litri d’acqua e 14.000 kWh di energia elettrica.


Fonte: Corriere.it

Scritto da Sara Albano

Laureata in Scienze Gastronomiche , raggiunta la maggiore età sceglie di seguire il cuore trasferendosi a Parma (dopo aver frequentato il liceo linguistico internazionale), conseguendo in seguito alla laurea magistrale un master in Marketing e Management per l’Enogastronomia a Roma e frequentando infine il percorso per pasticceri professionisti presso la Boscolo Etoile Academy a Tuscania. Dopo questa esperienza ha subito inizio il suo lavoro all’interno della variegata realtà di Campoli Azioni Gastronomiche Srl, , dove riesce ad esprimere la propria passione per il mondo dell'enogastronomia e della cultura alimentare in diversi modi, occupandosi di project management in ambito di marketing e comunicazione e consulenza per il food service a 360°, oltre ad essere il braccio destro di Fabio Campoli e parte del team editoriale della scuola di cucina online Club Academy e della rivista mensile Facile Con Gusto.

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