Il buono del latte d'asina

Oltre ad essere l'elisir di bellezza di Cleopatra, il latte d'asina riserva ottime proprietà: in Italia si riscopre gradualmente l'allevamento

Il buono del latte d'asina

Elisir di bellezza per Cleopatra e Poppea fino a Paolina Bonaparte, elogiato da Ippocrate, Erodoto e Plinio il Vecchio (che ne descrisse dettagliatamente i benefici nella Naturalis historia) e considerato bevanda di lusso per gli antichi romani, al latte d’asina sono state sempre riconosciute proprietà benefiche. Nel XIX e XX secolo ha rappresentato un valido sostituto del latte umano per quei bambini che non potevano essere allattati al seno dalla madre ed era, in mancanza ancora delle tipologie artificiali, l’alimento scelto per nutrire gli orfani.

Oggi rivive, tra i tanti, negli studi dei ricercatori dell’Ospedale Sant’Anna e del CNR di Torino, oltre che nelle proposte di legge presentate in Parlamento e portate avanti anche a livello locale dalle due regioni a maggiore vocazione nell’allevamento degli asini; la Sicilia (con le due razze più importanti, la pantesca e la ragusana) e la Sardegna.

Fra tradizione secolare d’uso, elisir di giovinezza e benessere, proposte di legge e studi all’avanguardia, il latte d’asina rappresenta in tempi odierni un alimento prezioso sul quale investire, nonostante le difficoltà in termini di ricerca e produzione, per una molteplicità di motivi. Primo fra tutti, se si parla di alimentazione neonatale e infantile, è che il latte d’asina è quello più simile al latte materno. Le proteine che lo compongono infatti sono simili a quelle del latte materno, ha un contenuto di lattosio maggiore rispetto al latte vaccino, è molto meno grasso (con lo 0,5% di lipidi contro lo 0,8% di quello vaccino) ed è più ricco di acidi grassi polinsaturi (15% dei grassi totali contro il 5% del latte vaccino), in particolare Omega 3 e acido linoleico.

Inoltre, il latte d'asina possiede una elevatissima tollerabilità e un bassissimo potere allergenico (perfetto come integrazione al latte materno per i bambini nati prematuri, per i quali il latte materno non ancora del tutto completo va fortificato con l’aggiunta di principi nutritivi), è povero di caseine e altre proteine immunogene (cosa che lo rende più digeribile nei casi di intolleranze alle proteine del latte bovino), tutti fattori che meriterebbero la valorizzazione e il sostentamento della filiera produttiva. Inoltre è ricco di sostanze capaci di sviluppare le difese immunitarie, come gli oligosaccaridi sialilati (più abbondanti rispetto a quelli presenti nel latte bovino), la lattoferrina e il lisozima (con proprietà antinfiammatorie e antinfettive).

Questo latte, inoltre, proprio per le sue virtù in termini di composizione nutrizionale, avrebbe un impatto positivo per la tutela della salute pubblica e la riduzione dei costi ad essa collegati, riducendo le patologie croniche (come il reflusso gastroesofageo) e le allergie, con conseguenti risparmi in termini economici per il SSN. Dopo decenni in cui l’allevamento degli asini e la produzione di latte è stata praticamente quasi nulla (con il rischio addirittura di estinzione delle specie autoctone italiane) a causa della sua poca redditività, della meccanizzazione delle attività agricole e di allevamento, dello sviluppo e della produzione industriale dei latti artificiali, oggi si torna ad apprezzarne i benefici e le potenzialità nonostante l’allevamento degli asini sia poco redditizio in termini strettamente economici. Un’asina infatti produce mediamente 1-3 litri di latte al giorno, quantità pari a meno del 10% di quello prodotto da una mucca; questo da ragione anche del prezzo al litro che può arrivare a 20 euro.

Non meno importante si dimostra il latte d’asina nei trattamenti di bellezza come garanzia di benessere ed equilibrio fisico; il suo contenuto di vitamine A, B1, B2, B6, C, D ed E, minerali e oligoelementi (calcio, magnesio, fosforo, ferro e zinco) gli conferiscono indubbie proprietà idratanti, rinvigorenti, nutrienti e antiossidanti; aiuta a mantenere l’equilibrio della flora batterica intestinale, e dal punto di vista organolettico ha un dolce e delicato, particolarmente gradevole al palato. 

Negli ultimi cinque anni la Coldiretti stima un incremento negli allevamenti degli asini pari a +30 % rispetto agli anni precedenti e questo fa ben sperare. Oltre a produrre latte a fini alimentari e cosmetici, gli asini rappresentano una risorsa per le attività legate all’onoturismo (trekking a dorso d’asino), onodidattica (fuori da ogni stereotipo l’asino è un animale intelligente e portatore di cultura e tradizione popolare) e onoterapia (come supporto per le terapie psicologiche e sociali di soggetti con difficoltà). Tutto questo consentirà (si spera) di incrementare davvero anche il mercato del latte d’asina favorendo l’economia delle aziende di produzione, trasformazione e commercializzazione con importanti ricadute economiche e occupazionali sul territorio nazionale. 

Scritto da Viviana Di Salvo

Laureata in lettere con indirizzo storico geografico, affina la sua passione per il territorio e la cultura attraverso l’esperienza come autrice televisiva (Rai e TV2000). Successivamente “prestata” anche al settore della tutela e promozione della salute (collabora con il Ministero della Salute dal 2013), coltiva la passione per la cultura gastronomica, le tradizioni e il buon cibo con un occhio sempre attento al territorio e alle sue specificità antropologiche e ambientali.

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