Ritrovare più sapori in un’unica coltura ortiva potrebbe essere il futuro dell’alimentazione umana
Da Luigi Pirandello a Robert Frost, due poesie dedicate al lavoro più atteso di giugno nei campi: la mietitura del grano
L’asinello
Son tre carichi d’acqua: due barlotti
alla volta, sul basto, a contrappeso.
È stanco, e come no? Convien che trotti,
scarico, nell’andata, e poi, col peso,
arranchi, di salita: i mietitori
lo aspettano assetati.
Ora ha compreso
che basta: alza le orecchie ed i sudori
scuote, qua e là; sternuta, poi bel bello
avanza un piede e sporge il muso in fuori,
verso un covone.
– Lascialo, asinello!
lascia le spighe: queste son pe ‘l pane;
lascia le spighe e aspettane il cruschello.
Oggi è l’ultimo dí: le stoppie nane
avrai per te tutta la notte, e spera
che, spigolando, ciancin le villane…Si dan gli ultimi colpi: vien la sera.
Già il sole ha preso il colle e or or tramonta.
Per quest’anno, addio messi! Ecco la schiera
dei falciator si drizza ilare, e pronta
mostra al sol le mannelle ultime, a coro
gridando evviva…
Or presto: chi rammonta
i covoni su l’aja? Oh monte d’oro!Asinel, tu sei bestia pazïente:
lascia trar, dopo un anno di lavoro,
un respir di sollievo a questa gente.
Luigi Pirandello (tratto dalla raccolta “Zampogna” del 1901)
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Mietitura
Non si sentiva oltre al bosco altro suono che uno,
La mia lunga falce che frusciava al suolo.
Che cosa sussurrava? Non lo sapevo io stesso;
Era forse qualcosa sul calore del sole,
Qualcosa, forse, sull’assenza di suono –
Per questo sussurrava e non parlava.
Non era il sogno d’ore vuote,
O facile oro profuso da fata o da elfo:
Qualunque cosa in più della verità sarebbe apparsa
Debole al fermo amore che ordinò il prato in solchi,
Non senza delicate lanceole di fiori
(Orchidee pallide), e un fulgido serpente fugò.
Il fatto è il sogno più dolce che la fatica conosca.
La mia lunga falce frusciava, lasciava il fieno ammucchiarsi.
Robert Frost
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