Le tre piante del Natale

Alla fine di ogni anno, il buon auspicio si regala con le bacche d’inverno! Scopriamo perché agrifoglio, vischio e pungitopo portano fortuna

Le tre piante del Natale

Natale: tempo di festa, decorazioni, auguri e buoni auspici; il periodo perfetto per conoscere, apprezzare e usare le tre piante simbolo: il pungitopo, l’agrifoglio e il vischio. Rosse o bianche, le bacche sono espressione di prosperità, fortuna e allegria, con usanze e rituali che affondano le radici nella tradizione cristiana, celtica e nord europea. 

Il pungitopo (Ruscus Aculeatus) è un arbusto sempreverde dalle piccole bacche rosse e dalle caratteristiche foglie verdi appuntite. Simbolo di ricchezza e fortuna, in passato, si credeva che le foglie pungenti fossero un’arma di difesa per scacciare gli spiriti maligni. Oggi, si apprezza soprattutto il fatto che sia sempreverde e assume valore di promessa di vita perenne e le sue bacche rosse esprimono gioia ed esultanza.

L’agrifoglio (Ilex Aequifolium) è una sempreverde con foglie lucide e spinose, con margini spesso screziati di giallo e unite alle bacche rosse presenti sugli esemplari femminili. Simbolo di fortuna, non può mancare nelle composizioni e nei centrotavola. Le foglie sempreverdi trasmettono l’immagine di prosperità, le spine pungenti evocano la funzione di difesa, mentre le bacche rosse celebrano il solstizio d’inverno ed augurano un anno felice. Romani, Greci ed Etruschi lo consideravano un portafortuna per via delle sue spine che si credeva allontanassero il male. 

L’agrifoglio era utilizzato come talismano nei Saturnali (la festa che si teneva nei giorni prima del solstizio) e considerato il simbolo della paternità. I cristiani assegnarono all’agrifoglio altri significati simbolici: le foglie venivano associate alla corona di spine di Gesù, le bacche rosse al suo sangue e i fiori bianchi (che sbocciano nel periodo di fine estate) alla purezza della Madonna. Anche per i cristiani l’agrifoglio era emblema di eternità e di buon auspicio per l’anno a venire.

Il vischio (Viscum album) è una pianta cespugliosa priva di radici proprie, che si sviluppa a ridosso di altri alberi come querce, meli, pioppi e pini. Le sue piccole foglie arrotondate crescono in coppie opposte, mentre, con l’autunno, i fiori bianchi o verdi lasciano il posto alle bacche bianche o gialle. Anche il vischio è simbolo di prosperità ed è per questo che, con il nuovo anno, è buona usanza scambiarsi un bacio tenendone un ramoscello sospeso sopra le proprie teste. 

Secondo la leggenda, l’impiego per Natale deriva dalle tradizioni delle popolazioni del Nord Europa, in particolare dalla cultura vichinga e dal culto di Freya, la dea dell’amore. Freya aveva un figlio bellissimo e molto amato, Baldr, il quale venne però ucciso dal fratello Loki, tramite un dardo di vischio. Sopraffatta dal dolore, Freya cominciò a piangere sul corpo del figlio: le lacrime, cadute a terra, diedero vita a bacche e rametti proprio di vischio, che permisero a Baldr di resuscitare. Da allora, la dea Freya cominciò a regalare rametti del cespuglio e baci a tutti gli umani, come segno tangibile della sua profonda gioia. Chi si baciava sotto il vischio da allora in poi avrebbe ottenuto la sempiterna protezione di Freya, simbolo della vita e dell’amore che batte anche la morte. La tradizione popolare cristiana ha mutuato e riadattato questa simbologia, ecco perché il vischio è ancora oggi simbolo di protezione, amore e fortuna.

Che sia dunque per un addobbo o per un dono, certo è che, anche in queste feste, non potranno mancare le piante della prosperità! 

Scritto da Viviana Di Salvo

Laureata in lettere con indirizzo storico geografico, affina la sua passione per il territorio e la cultura attraverso l’esperienza come autrice televisiva (Rai e TV2000). Successivamente “prestata” anche al settore della tutela e promozione della salute (collabora con il Ministero della Salute dal 2013), coltiva la passione per la cultura gastronomica, le tradizioni e il buon cibo con un occhio sempre attento al territorio e alle sue specificità antropologiche e ambientali.

0 Commenti

Lasciaci un Commento

Per scrivere un commento è necessario autenticarsi.

 Accedi


Altri articoli