Non mangiare i datteri di mare!

E’ stata Fedagripesca a definire pochi mesi fa un piatto di questi frutti di mare come una “bomba per l’ecosistema”: ecco il perchè

Non mangiare i datteri di mare!

"Per un piatto di linguine ai datteri si distrugge un quadrato di fondale marino pari a 33 cm per lato: un gesto criminale che danneggia l'ambiente e mina la salute dei consumatori, perché immette sul mercato prodotti ittici non tracciati". Sono queste le parole che ha rilasciato Fedagripesca-Confcooperative all’agenzia ANSA qualche mese fa, cogliendo l’occasione per il proprio commento con l’accusa rivolta lo scorso marzo 2021, dopo le indagini della Guardia di Finanza, verso due organizzazioni criminali campane, imputate di disastro ambientale nella zona dei faraglioni di Capri, colpevoli di aver devastato l’ecosistema marino del golfo di Napoli con l’obiettivo di procurarsi i pregiati datteri di mare, per poi rivenderli sul mercato nero, dove arrivano a costare tra 40 e 200 euro al chilo

In questa recente occasione, il gruppo di esperti che ha coadiuvato il lavoro dei pubblici ministeri ha riportato dopo attenta analisi quanto avvenuto sott’acqua: le pareti sottomarine dei faraglioni di Capri, secondo questi periti, avrebbero subito danni per il 48%. E la scoperta di nuovi "attacchi" ai fondali si è verificata proprio in queste ultime ore a Torre Annunziata: se abbiamo scelto di dedicare una news a questo tema sul nostro ProDiGus, è per spiegarvi più profondamente il motivo che giace alla base del non mangiare i datteri di mare: una scelta che rappresenta anche una vera necessità per preservare il nostro ecosistema marino mediterraneo. 

I datteri di mare, infatti, sono dei molluschi bivalvi, proprio come cozze e vongole: ma mentre queste ultime specie godono di un rapido sviluppo, la crescita dei datteri marini è molto lenta. Basti pensare che impiegano ben 30 anni per incunearsi nella parete degli scogli, crescere e diventare appetibili, e possono occorrere dai 15 ai 35 anni affinché riescano a raggiungere una lunghezza di soli 5 centimetri! La loro pesca è vietata in diversi Paesi (tra cui anche l’Italia, dal 1998), non solo nel rispetto di una specie che avrebbe rischiato (e tutt’oggi rischia) l’estinzione, ma anche per preservare le rocce sulle quali i datteri di mare crescono, che necessitano di essere intaccate con arnesi e persino smantellate in buona parte per poter ricavare i molluschi, guidando così alla distruzione dell’habitat marino. 

Il monito di Fedagripesca sta nell’invitare le istituzioni e i consumatori tutti ad informarsi ed informare meglio, per diventare sempre più consapevoli delle proprie scelte alimentari ed essere consci di regole e divieti da rispettare. Solo attraverso la diffusione di un’ampia cultura del cibo “buono ma anche giusto” sarà possibile raggiungere tutti insieme un unico scopo, in questo caso quello di preservare il mare e tutte le sue meraviglie. 
 

Fonti sitografiche:

Scritto da Redazione ProDiGus

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