Partiamo dall’approfondimento delle origini della denominazione d’origine che rappresenta un tesoro liquido di proprietà organolettiche
La bevanda preferita dai Corsari
Quanto piacere nel sorseggiare un fresco mojito, e non solo in estate! Questo oramai diffusissimo cocktail pare derivi dalla bevanda preferita dai Corsari del Mar dei Caraibi: sembra infatti che il suo ideatore fu Francis Drake, capo dei Corsari alle dipendenze della Marina di Sua Maestà Britannica nel XVI secolo. I marinai ne bevevano davvero grandi quantità, sia per ammazzare la noia dei lunghi giorni di navigazione, sia per infondersi coraggio nelle battaglie, e probabilmente anche per dimenticare il gusto ai tempi decisamente scadente del cibo consumato a bordo.
E’ una probabilità che il nome del mojito riprenda la parola “mortaio”, attrezzo che veniva usato all’epoca per pestare le parti solide della bevanda (lime, zucchero di canna e foglie di menta fresca) che a partire dagli anni Trenta sarebbe diventata un cocktail tra i più famosi in tutto il mondo. Ma sul suo nome in realtà le ipotesi sono varie: secondo alcuni, esso sarebbe legato al "mojo", un condimento tipico della cucina cubana a base di aglio e agrumi, usato per marinare; secondo un'altra teoria deriverebbe dalla parola spagnola mojadito, che significa "umido". Infine altra ipotesi è quella che vede il mojito risalire al termine voodoo mojo, che significa "incantesimo".
A consacrare il Mojito fu (senza saperlo) lo scrittore Ernest Hemingway, che amava consumarlo nel locale chiamato Bodeguita del Medio a L’Avana, capitale di Cuba (il nome del locale oggi designa una catena in franchising), a due passi dalla Cattedrale sita in Calle Emperado. Il locale fu fondato dalla famiglia Martinez nel 1942, ha uno stile coloniale e conserva ben esposte le foto che ritraggono Hemingway al suo interno, insieme alla riproduzione all’interno del locale della sua celebre affermazione "My mojito in La Bodeguita, My daiquiri in El Floridita".
Il Mojito rientra nella categoria dei cocktail al rum, ed è considerato un long drink da after dinner, ovvero da consumare preferibilmente nel dopocena, bevendolo nel tumbler (bicchiere lungo o corto ma sempre molto capiente). Nel caso del Mojito si tratta anche di un long drink appartenente alla classe dei “julep”, cioè di una bevanda in cui l’elemento essenziale sono le foglie di menta fresca. Nel caso del Mojito si usa il rum chiaro (quindi non invecchiato, altrimenti sarebbe non chiaro ma ambrato), e il servizio prevede in generale l’aggiunta di abbondante ghiaccio e la presenza della cannuccia.
Gli ingredienti del Mojito classico sono: 5-6 cl di rum chiaro (o ambrato nella variante), il succo di un lime (o di ½ lime nella variante), alcune foglie e un rametto di menta fresca, un cucchiaino di zucchero di canna (o semolato), soda water (o seltz), alcune gocce di Angostura. Per la preparazione, si consiglia di sciogliere nel tumbler prima lo zucchero nel succo di lime e parte della soda, poi pestare delicatamente le foglie di menta nel bicchiere con il manico dello stir, aggiungendo ghiaccio tritato grossolanamente e il rametto di menta, e infine versare il rum e il resto della soda mescolando delicatamente, rifinendo il tutto con poche gocce di Angostura Bitter.
La variante più diffusa del Mojito, in auge a Cuba, prevede in realtà l’uso di rum ambrato, per cui la miscela diventa più corposa e più adatta alle ore serali e alla notte.
Del Mojito esiste anche una versione italianizzata da provare, detta mojitaly, che prevede l’aggiunta di un tocco di Fernet alla menta. Sarà un’ottima idea personalizzarlo anche con del finger lime, le cui piccole sfere agrumate risaliranno piacevolmente in bocca attraverso la cannuccia, così come con del pepe rosa in grani pestato al momento, per conferire un piacevole e delicato sapore speziato. Sarà inatteso ma equilibrato inoltre anche l’aggiunta di fragole, che ben si sposano sia al gusto della menta che a quello del lime.
Note bibliografiche e sitografia
- Cocktail guide compact, Ed De Agostini
- I grandi libri del vino & co., Ed. Gribaudo
- www.lacucinaitaliana.it
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