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Conoscete la bottiglietta con la biglia? Ecco chi l’ha inventata e perché: oggi gli esemplari integri sono estremamente rari
Bottiglia Codd, foto scattata presso il Castello Aragonese di Taranto
Può capitare curiosando in un mercatino dell’antiquariato di posare lo sguardo su una strana bottiglietta in vetro con una sfumatura di colore verde chiaro, che era il “vetro trasparente” dell’epoca vittoriana. Ha una doppia strozzatura sul collo, alla base e all’imboccatura, e al suo interno c’è una biglia di vetro. Se si parla con un anziano probabilmente lui ricorderà l’esistenza di queste bottiglie, anche perché spesso i bambini le frantumavano per recuperare le biglie con cui giocare.
In Italia sono state regolarmente commercializzate fino ai primi anni ’60. Il nome originario della particolare bottiglietta con la pallina è bottiglia Codd, dal nome del suo inventore, l’inglese Hiram Codd. Costui era un ingegnere meccanico che, appena ventitreenne, lavorava come venditore presso la British and Foreign Cork Company una fabbrica che produceva tappi per bottiglie. Lavorando nel settore, Codd pensò di apportare delle modifiche alle macchine destinate alla produzione delle bottiglie e ideò un modo nuovo per sigillarle riducendo l’uso dei tappi.
Era il 1872 quando Codd riuscì a progettare e brevettare la sua bottiglia con doppia strozzatura specifica per bevande gassate quali acqua gassata ma anche limonata, soda o birra allo zenzero; la novità non era solo nella forma ma anche nella chiusura, garantita proprio dalla presenza di una biglia di vetro nel collo e da una guarnizione in gomma vicina all’imboccatura. Il principio base era in sostanza simile a quello della valvola di una ruota di bicicletta.
In fabbrica le bottiglie erano riempite con le bevande e poi capovolte per iniettare anidride carbonica alla pressione di circa 6 atmosfere. Rigirate le bottiglie, la pressione del gas spingeva la biglia verso l’alto e la guarnizione in gomma, provvedendo in tal modo a sigillare le bottiglie senza bisogno di utilizzare un tappo. Per l’apertura bastava premere la biglia-tappo verso l’interno anche solo con un dito, così che il gas veniva fuori e la biglia scendeva ma non finiva sul fondo, restando intrappolata nella scanalatura interna del collo.
Il caratteristico rumore dell’apertura è stato in seguito battezzato col nome di “Kracherl” in Austria e in Baviera. La presenza della biglia consentiva pure il dosaggio del sorso della bevanda e la bottiglia si poteva richiudere agitandola vigorosamente per poi capovolgerla e far tornare la biglia sulla guarnizione del collo. Nel 1874 Codd rinunciò ai diritti di produzione da parte di coloro che avessero acquistato le guarnizioni, le biglie e le macchine necessarie per produrre le scanalature nelle bottiglie e nel 1880 pensò di poter sfruttare il reso delle bottiglie Tutti i produttori inglesi acquistarono le licenze d’uso e tante furono le variazioni nel design delle bottigliette che però conservavano l’ingegnosa chiusura a biglia.
Con l’avvento del tappo automatico e poi di quello a corona la produzione si interruppe in Inghilterra dal 1930, ma in Germania proseguì per altri vent’anni circa. In Europa la diffusione di queste bottigliette, usate per lo più per la birra, caratterizzò un periodo povero di consumi. Per un certo periodo le bottigliette con la biglia sono state adoperate per la pesca di frodo; riempite con il carburo di calcio e acqua venivano lanciate in mare. Il carburo reagendo chimicamente con l’acqua produce il gas acetilene e questo, facendo richiudere la bottiglia attraverso la sua biglia, provocava la sua esplosione uccidendo i pesci tutt’attorno.
Ovviamente questa pratica fu vietata e oggi le bottiglie Codd sono diventate oggetto da collezione, alcune sono rimaste sigillate per oltre 100 anni. Il loro design è stato copiato da tanti produttori in diverse dimensioni e diversi colori; in particolare sono ricercate quelle di colore blu cobalto prodotte nei primi decenni del ‘900 in quantità limitata (meno di 1000) perché questo colore era allora poco idoneo per un’acqua minerale, essendo riservato alle bottiglie che contenevano veleni. Dal 1930 ad oggi la vetreria Khandelwal in India, produce bottiglie Codd per la bevanda Banta e dal Giappone si può acquistare la famosa bibita Ramune, al sapore di lime e limone.
Nell’immagine di copertina un tentativo recente di rimessa in commercio di una bibita in bottiglia Codd in Italia da parte dell’azienda Abbondio (chiusa nel 2014).
Photos by Elena Stante
Scritto da Elena Stante
Laureata in Matematica nel 1981 presso l’Università degli Studi di Bari, dal 1987 insegna Matematica e Fisica presso il Liceo Ginnasio Aristosseno di Taranto .
Ha partecipato ai progetti ESPB, LabTec, IMoFi con il CIRD di Udine e a vari concorsi nazionali e collabora, con la nomina di Vice Direttore, alla rivista online Euclide, giornale di matematica per i giovani.

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