Le noci di Macadamia

Frutta secca tra le più ricche di acidi grassi monoinsaturi, versatile sia per la cucina dolce che salata, scopriamo tutto sulle noci di Macadamia

Le noci di Macadamia

Chiamata regina della frutta secca, inserita tra i superfood (per la sua ricchezza in acidi grassi monoinsaturi omega - 9, tra cui l’acido oleico), la Macadamia botanicamente corrisponde alla specie Macadamia integrifolia, della famiglia delle Proteaceae, pianta riscoperta e studiata dai coloni europei in Australia (gli aborigeni la conoscevano 500 anni prima di loro), il cui nome nel 1857 fu dedicato dal botanico catalogatore Ferdinand von Mueller (direttore dei Royal Botanic Gardens di Melbourne) all’amico John Macadam (1827 - 1865),  chimico scozzese-australiano , insegnante di medicina, politico e ministro australiano e segretario onorario della spedizione Burke e Wills.

I frutti sono chiamati anche Kindal - Kindal in Australia, Maroochi nut, Jindilli e noci del Queensland (stato australiano nella parte nord-orientale del continente, con una fascia costiera che si estende per circa 7000 km; capitale Brisbane, e sul cui Monte Bauple furono scoperte foreste di Macadamia, da cui anche il loro sinonimo Bauple nuts, cioè noci di Bauple) e altrove. Si tratta di un albero sempreverde, originario dell’Australia, alto fino a 10 – 12 metri, attualmente coltivato in particolare in Australia, Nuova Zelanda, Africa del Sud, Brasile, Costa Rica, Kenia, Bolivia, Israele, isole Hawaii (dove furono importate dall’Australia nel 1887) nel cui arcipelago si trova Honokaa, definita nel 1978 capitale mondiale delle noci di Macadamia (nel 1978 venivano lavorati circa 10.000 q di noci, grazie alla Macadamia Inc, una compagnia commerciale di proprietà di oriundi italiani).

Nelle isole Hawaii la Macadamia fu introdotta alla fine del XIX secolo da un certo Robert Jordan (secondo altre fonti da un certo William H. Purvis), il quale aveva raccolto dei semi dagli alberi trovati a Gympie, piccolo villaggio del Queensland. Sud Africa e Australia nel 2017 sono stati i primi produttori, con oltre la metà della produzione mondiale di Macadamia, seguiti da Kenya, Stati Uniti e Cina. Attualmente al primo posto ci sono le isole Hawaii, seguite dall’Australia.

La noce di Macadamia è un frutto con mallo carnoso e verde, un guscio sottostante molto duro e difficile da aprire, gheriglio bianco,rotondo, rugoso, di gusto molto gradevole, prodotto non solo dalla specie sopra citata, ma anche dalla M. ternifolia, la M. tetraphylla (un po’ tossiche, come anche la M. whelanii), la M. prealta, pur restando migliori le cultivar della M. integrifolia, in particolare quelle hawaiane (Keauhou, Kakea, Ikaika, Keaau) a cui si affiancano quelle selezionate in California (Beaumont, Cate, Faulkner, Hall, Santa Ana, di cui le ultime due sono della specie tetraphylla).

La Macadamia è pianta rustica (cioè resistente e poco esigente), resiste bene alla siccità, ma per produzioni economicamente valide è bene irrigare regolarmente e con parsimonia. Al di fuori delle aree vocate per la coltivazione della Macadamia e sopra citate, nel Mediterraneo e nel resto del mondo questa pianta si coltiva con buoni risultati nelle zone adatte alla coltivazione del limone (alcuni esemplari si trovano nell’orto botanico di Palermo); essa è resistente a molti parassiti, sopporta anche qualche grado sotto lo zero (specialmente le cv della specie tetraphylla); in California invece si coltiva bene nelle aree in cui si coltiva l’avocado (Persea americana).

La moltiplicazione della Macadamia può essere fatta tramite seme, specialmente dagli amatori che vogliono far crescere la pianta a fini ornamentali; nella coltivazione da reddito si preferisce, invece, ricorrere all’innesto in modo da garantire l’uguaglianza delle nuove piante alla pianta madre da cui sono state prelevate le marze da innestare sul portainnesto (di solito la M. tetraphylla).

I fiori della Macadamia sono prodotti in grappoli della lunghezza variabile tra i 5 -30 cm, mentre i singoli fiori sono lunghi circa 10–15 mm, con una colorazione tra il bianco-rosa-porpora, con quattro tepali (le parti della corolla e del calice sono identici, fusione delle parole sepalo per il calice e petalo per la corolla). I primi frutti compaiono sulla pianta al 7°- 8° anno dall’impianto (come accade per tante piante molto longeva come la Macadamia, che vive anche fino a 100 anni), pesano a maturazione completa 12 – 20 g di cui 6 - 7 g rappresentano il gheriglio, con resa quindi del 30 – 40 fino al 50% al netto del gheriglio.

Le noci di Macadamia si raccolgono in autunno (15 novembre – 15 dicembre), dopo la spontanea caduta al suolo, il che accade quando il mallo è semiaperto. La raccolta deve essere veloce perché di noci Macadamia sono ghiottissimi i topi di campagna, visitatori sgraditi anche dei magazzini.

Le noci di Macadamia sono, tra i semi oleosi, quelli con più alto contenuto di acidi grassi monoinsaturi (quindi preziosi per il nostro benessere): ben il 70%. Si tratta di un frutti molto nutrienti, come dimostra la composizione in nutrienti di 100 g di noci edibili (pulite dal rivestimento): 3g di acqua, 76 g di lipidi (di cui il 60% monoinsaturi), 8 g di proteine, 5 g di carboidrati (di cui 4 solubili, cioè dolci), 8 g di fibra, per un apporto energetico di ben 751 kcal (per questo la dose giornaliera deve essere di appena 30 g, corrispondenti a 10 – 12 noci intere). A tutto questo bisogna aggiungere minerali e vitamine: 363 mg di Potassio, 198 di Fosforo, 118 di Magnesio, 130 di Zolfo, 70 di Calcio, 5 di Sodio, 4,13 di Manganese, 4 di Cloro, 4 di Cloro, 3 di Ferro, 1 di Rame, 1 di Zinco, oltre a tracce di Selenio e Iodio; vit. E, C, B1, B2, B6, Niacina e tracce di altre.

Il sapore delle noci di Macadamia non è deciso ma appena dolce, quasi neutro, e in bocca ricorda la pastosità del burro e la noce di cocco, molto saziante per l’elevato contenuto di grassi. In cucina senza dubbio il modo migliore di consumarle è al naturale, oppure tostate e appena salate, ma sono tante le ricette di dolci (es. biscotti alle noci di Macadamia, mousse di Macadamia e cachi, brownies, torta di noci di Macadamia, plumcake con fichi e noci, torta al cioccolato e noci, torta/crostata al cioccolato pere e noci), gelati (sia nel vero impasto che come praline in superficie). Non di rado in America, in Australia e alle Hawaii le si vede comparire a colazione, golosamente tritate sui pancakes caldi.

Ottime anche nella cucina salata, le noci di Macadamia sono ideali per essere ridotte in crema che, proprio come il pesto di noci o di arachidi, si mostrerà perfetta per andare a condire per condire la pasta in modo egregio, arricchendola con verdure saltate al wok con salsa di soia, ove gradito con aggiunta di bocconcini di pollo o gamberi scottati.. Delizioso l'abbinamento con lime e peperoncino in un trito grossolano con le noci di macadamia per rappresentare un saporito topping per svariate pietanze, dalle poke bowls ai noodles fino a secondi piatti a base di pesce e crostacei.

Dalle noci di Macadamia si ricava anche un olio che, dopo raffinazione, si presenta di colore chiaro, luminoso e ambrato, con un tipico odore grasso. E’ ricco di acido oleico (48%, monoinsaturo ω9), palmitoleico (27%; monoinsaturo ω7, è l’olio più ricco di tale acido naturale), palmitico (10%, saturo). In cucina è ottimo per friggere, grazie al punto di fumo molto alto (210°C); può essere usato anche come olio da tavola, grazie alla sua composizione (80% di acidi grassi monoinsaturi, specialmente oleico), si può conservare fino a 2 anni anche fuori dal frigo (in tal senso come il nostro olio d’oliva, da utilizzare per legge entro 18 mesi dalla produzione)

Nel settore cosmetico l’olio di Macadamia è usato per prevenire il rinsecchimento della pelle (è molto penetrante), mentre nel settore wellness viene usato per i massaggi, nonché trattamenti specifici per i capelli e per il viso. Nei Paesi subtropicali (americani, asiatici, africani e dell’Oceania) gli alberi di Macadamia per il bell’aspetto della pianta e dei fiori vengono impiegati come piante ornamentali. Una curiosità: le noci di Macadamia sono tossiche per cani e gatti!

Note bibliografiche
Dizionario di agricoltura, Ed. UTET
Tassinari, Manuale dell’agronomo, Ed. REDA 
Cappelletti, Botanica sistematica, Ed. UTET
V. Forte, Nuovo dizionario tecnico di agricoltura, Edagricole
V. Forte, Frutti esotici coltivabili in Italia, Edagricole
G. Betto, Frutti tropicali in Italia, Ed. Rizzoli

Photo made in AI

Scritto da Luciano Albano

Laureatosi nel 1978 con lode in Scienze Agrarie, presso l'Università di Bari, si è specializzato nel 1980 in "Irrigazione e Drenaggio dei terreni agricoli" presso il C.I.H.E.A.M. (Centro Internazionale di Alti Studi Agronomici del Mediterraneo) di Valenzano (Bari), ha conseguito nello stesso anno anche l'abilitazione alla professione di Agronomo. Fino al 1/3/2018 ha lavorato alla Regione Puglia nell'Ufficio Territoriale di Taranto, quale Responsabile della P.O. "Strutture Agricole". Appassionato di olio e vino ha conseguito il Diploma di Sommelier AIS nel 2005 e ottenuto nel 2008 l'Attestato di Partecipazione alle Sedute di Assaggio ai fini dell'iscrizione nell'Elenco Nazionale di Tecnici ed Esperti degli oli di oliva extravergini e vergini. Fino al 2018 è stato iscritto all'Albo Provinciale dei Dottori Agronomi e Forestali e come CTU presso il Tribunale di Taranto. Ama il food & beverage e ne approfondisce i vari aspetti tecnici, alimentari e storici

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