Continua l’interessante approfondimento del dipinto “Natura morta con aringa” di Peter Claesz
Per combattere l’alimentazione compulsiva e incontrollata, l’oleoiletanolamide mostra prospettive nuove e incoraggianti
Si chiama BED (binge eating disorder), significa disturbo da alimentazione incontrollata e si tratta di un disturbo alimentare purtroppo sempre più diffuso (si verifica tra il 2 e il 5% della popolazione adulta), la cui caratteristica principale sono i ricorrenti episodi di abbuffate compulsive e incontrollabili che possono, alla lunga, causare obesità grave. Il disturbo comporta conseguenze anche a livello mentale e neuro-psicologico con senso grave di colpa, perdita del controllo, vergogna, ansia, senso di frustrazione.
Le attuali cure farmacologiche, basate principalmente sull’uso di antidepressivi e accompagnate da un imprescindibile supporto psicologico, non dimostrano però un elevato livello di risposta presentando al contempo un alto tasso di ricadute.
Il recente studio, tutto italiano, condotto in team dalle Università La Sapienza di Roma e da quella di Camerino, dimostra che l’utilizzo della molecola oleoiletanolamide (OEA) sotto forma di farmaco potrebbe aiutare a contrastare la fame compulsiva e incontrollata. Si tratta infatti di una molecola prodotta dall’intestino che trasporta al cervello il segnale di sazietà, bloccando così il senso di fame e la successiva assunzione di cibo. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista scientifica Neuropsychopharmacology, meritano attenzione perché aprono una prospettiva tutta nuova.
La tendenza a soddisfare e colmare il senso di vuoto e di inadeguatezza con il cibo, si basa su un processo chimico di trasmissione dopaminergica che avviene nel cervello: molti alimenti, soprattutto quelli ricchi di zuccheri, stimolano il neurotrasmettitore associato al senso di gratificazione e appagamento inducendo all’assunzione continua, incontrollata, ripetitiva e compulsiva di cibo come risposta “fisiologica” allo stress.
La ricerca, coordinata dalla Dott.ssa Silvana Gaetani del Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia della Sapienza e da Carlo Cifani della Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute dell’Università di Camerino (entrambi coordinatori del Gruppo di Lavoro “Obesità, Sindrome Metabolica e Disordini Alimentari” della Società Italiana di Farmacologia) ha individuato la molecola OEA come nuovo strumento farmacologico più efficace degli attuali per prevenire e contrastare il disturbo da alimentazione incontrollata, aprendo così nuove prospettive per migliorare non solo il trattamento ma anche la qualità di vita di questi pazienti.
La nuova molecola agisce infatti sul senso di sazietà inibendo l’assunzione di cibo attraverso il coinvolgimento dei neuroni noradrenergici centrali e ossitocinergici e influisce sul metabolismo soprattutto dei grassi.
Adele Romano (La Sapienza) e Maria Vittoria Micioni (Università di Camerino), primi co-autori dello studio, dichiarano che “l'OEA è in grado di prevenire lo sviluppo di un comportamento alimentare anomalo di tipo binge, e agisce modulando l'attività di circuiti cerebrali che rispondono alle proprietà piacevoli del cibo e/o all'esposizione a una condizione stressante”. Una vera nuova prospettiva dunque per curare una patologia sempre più diffusa che compromette sia lo stato di salute fisica che mentale, andando ad inficiare la qualità di vita dei pazienti.
Fonte: Quotidiano sanitò
Scritto da Viviana Di Salvo
Laureata in lettere con indirizzo storico geografico, affina la sua passione per il territorio e la cultura attraverso l’esperienza come autrice televisiva (Rai e TV2000). Successivamente “prestata” anche al settore della tutela e promozione della salute (collabora con il Ministero della Salute dal 2013), coltiva la passione per la cultura gastronomica, le tradizioni e il buon cibo con un occhio sempre attento al territorio e alle sue specificità antropologiche e ambientali.
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