Perché anche mangiare è una questione di savoir faire!
Bello da guardare, non troppo gradevole da mangiare ma ricco di ottime proprietà (anche magiche secondo i Polinesiani): ecco cos'è il noni
Il noni è una delle dodici cosiddette piante canoa (tra cui l’ulu - alias albero del pane - il taro, il banano, il bambù e il kukui) portate dai polinesiani sulle isole hawaiane, cui è attribuito un potere magico, essendo ritenuta l’unica pianta utilizzata per scopi medicinali e per questo definita “la regina delle colture di canoa”. Le popolazioni polinesiane e hawaiane ritengono il frutto del noni una sorta di panacea per tutti i mali del corpo e ne consumano abbondantemente il succo proprio per queste “presunte” qualità magiche.
Anche noto con i nomi di gelso indiano o cheesefruit, il noni – nome botanico Morinda citrifolia - appartiene alla famiglia della pianta del caffè (le rubiaceae) e prospera nei climi tropicali di tutto il mondo. La sua origine appartiene però ai territori del sud-est asiatico e all’Australia, dove i fiori tubolari dell’arbusto venivano tradizionalmente consumati crudi dagli aborigeni.
Pur trovando in Polinesia il centro di massima coltivazione con un habitat ideale e una storia di uso e trasformazione millenaria, oggi il noni è coltivato e naturalizzato in tutta la fascia tropicale ed occupa un posto speciale nella cultura hawaiana tanto da essere stato soprannominato il “frutto della fame” perché consumato - nonostante il suo sapore disgustoso - durante i periodi di carestia. Albero sempre verde che raggiunge una altezza compresa tra i tre e i sei metri, con foglie lucide di colore verde scuro, il noni fiorisce tutto l’anno e produce tra i quattro e gli otto chilogrammi di frutti al mese, dalla forma ovale e bitorzoluta della grandezza circa di una patata, ricoperti da piccole protuberanze che ne contengono i semi (fino a 150). I frutti acerbi sono di colore e diventano gialli finanche bianchi a maturazione completa.
La polpa matura è tenera ma caratterizzata da un odore e un sapore forte, acre e pungente tanto da renderlo quasi sgradevole e immangiabile se non insieme ad altri cibi che ne attenuino l’acidità e l’odore. Tradizionalmente il noni è impiegato per scopi anche alimentari, utilizzando i frutti maturi, crudi e cotti, le foglie e i semi arrostiti; tuttavia l’uso medicinale è quello che lo contraddistingue e lo rende interessante anche dal punto di vista fitoterapico e scientifico, diverse sono infatti le ricerche che ne studiano e verificano le caratteristiche e le proprietà terapeutiche.
Il succo del noni fresco, dal colore marrone scuro, consistenza densa, odore forte e sapore acido, è ricco di vitamine (A, B3 e soprattutto C, circa 30/50 mg per 100 ml di succo puro non diluito), minerali (ferro, potassio, calcio, sodio, magnesio, zinco), oligoelementi, enzimi, steroli e aminoacidi, antiossidanti e bioflavonoidi. Attorno al contenuto di vitamine è tuttavia necessario non cadere nella “trappola” commerciale che propone il succo di noni in commercio come quello più ricco in assoluto; infatti, considerato che le caratteristiche organolettiche del succo non ne consentono un consumo assoluto ma esclusivamente diluito con altri succhi dal sapore più dolce e gradevole, il contenuto dei suoi principi in percentuale si riduce notevolmente.
Attualmente, la ricerca farmacologica ha riconosciuto la presenza di alcuni principi attivi interessanti tra cui i precursori utili alla produzione dell’enzima xeronina, un componente della membrana cellulare in grado di esercitare un’azione rigenerativa e riparatrice sulle cellule danneggiate. Inoltre, la xeronina è in grado di regolare la funzione delle proteine, di fornire loro una struttura adeguata e riveste un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’efficienza e del metabolismo cellulare. Ecco spiegato l’interesse per il frutto che riesce a fornire una combinazione sinergica delle sostanze contenute per proteggere la struttura cellulare corporea, aiutare il metabolismo e favorire le funzioni antiossidanti. Tra le cumarine è presente, in buona quantità, anche la scopoletina che possiede attività epatoprotettiva, protegge il sistema cardiocircolatorio, normalizza la pressione sanguigna ed esercita una funzione antinfiammatoria e antistaminica.
Queste proprietà hanno valso al noni l’appellativo di uno dei frutti più nutritivi e benefici al mondo riconoscendogli la capacità di agire come analgesico, disintossicante, immunostimolante, antinfiammatorio, antibatterico, antiparassitario ed energizzante. Recentemente la FDA (Food and Drug Administration) americana ha inserito il noni nella categoria GRAS (Generally Recognised as Safe), l’elenco che raccoglie tutte le sostanze riconosciute sicure per la popolazione mondiale. Al contempo, lo stesso organo di controllo è intervenuto emettendo avvisi ai produttori e distributori di succo in merito alle indicazioni sulla salute (e sui benefici) riportate sulle confezioni ma non ancora scientificamente dimostrate.
In ambito europeo, nel 2003, la Commissione ha autorizzato (con la decisione 2003/426/EC a norma del regolamento CE n°258/97) la commercializzazione del succo di noni come novel food (nuovo ingrediente alimentare). In quell’occasione il Comitato Scientifico per i Prodotti alimentari (SCF) ha rilevato e messo in evidenza che le informazioni e i dati forniti sulle proprietà del frutto e sull’apporto quantitativo e qualitativo in termini di vitamine non costituivano ancora la prova ufficiale e consolidata dei particolari effetti benefici del succo di noni; dimostrando che questi stessi effetti non sono superiori a quelli forniti da altri succhi di frutta.
FDA e Commissione Europea assumono dunque la medesima posizione rispetto ad un frutto interessante dal punto di vista nutrizionale ma da non considerare miracoloso così come la medicina tradizionale polinesiana e l’uso popolare locale hawaiano vorrebbero o addirittura come certa commercializzazione dei suoi derivati propone. Curiosi e interessanti, dal punto di vista sociale e antropologico, sono alcuni degli usi alternativi della pianta: in India ad esempio le foglie sono utilizzate come alimento per gli animali domestici e per i bachi da seta; storicamente alcune parti della pianta erano utilizzate come colorante naturale per pellami, tessuti e per il tipico kapa (panno di corteccia usato in Polinesia per produrre vestiti, coperte, opere d’arte) di colore rossastro-violaceo derivante dalla corteccia e giallo ottenuto dalle radici. Il legno è ancora utilizzato localmente come materiale da costruzione, mentre l’olio estratto dai semi del noni è un ottimo repellente naturale contro gli insetti.
Photo by Sara Albano
Scritto da Viviana Di Salvo
Laureata in lettere con indirizzo storico geografico, affina la sua passione per il territorio e la cultura attraverso l’esperienza come autrice televisiva (Rai e TV2000). Successivamente “prestata” anche al settore della tutela e promozione della salute (collabora con il Ministero della Salute dal 2013), coltiva la passione per la cultura gastronomica, le tradizioni e il buon cibo con un occhio sempre attento al territorio e alle sue specificità antropologiche e ambientali.

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