Cos'è il lulo?

Il suo nome scientifico è Solanum quitoense, ed è il frutto che gli indigeni andini chiamano "piccola arancia" pur non essendo un agrume

Cos'è il lulo?

La pianta del Solanum quitoense è conosciuta in Italia col nome di lulo,che deriva da lulum nella antica lingua degli Inca, e il suo frutto in Colombia è chiamato naranjilla ,che significa “piccola arancia” anche se non è proprio un agrume. Appartiene alla famiglia delle Solanacee, quella della melanzana, della patata e del pomodoro e il nome (quitoense) della specie si riferisce a Quito, capitale dell’Ecuador che è il suo paese d’origine.

Questa specie tropicale oggi è diffusa nei paesi dell’America centro-meridionale ad altitudini comprese tra i 1600 metri e i 2800 metri, dove raggiunge i 2-3 metri di altezza. Le sue foglie sono grandi e cuoriformi, e i suoi frutti tondeggianti con un diametro medio di 5 centimetri hanno un colore giallo o arancione. La buccia esterna è spessa 3-4 centimetri ed è di colore verde chiaro o giallo, a seconda del grado di maturazione del frutto. Ogni pianta può produrre dai 100 ai 150 frutti agni anno; il periodo di maggiore produzione è l’estate dell’emisfero australe, che va da dicembre a marzo.

Sotto la buccia la sezione del frutto si mostra simmetricamente divisa in quattro camere con una polpa gelatinosa di colore giallo-verde e tanti piccoli semi gialli, ricordando molto la struttura interna del pomodoro. Sezionato il frutto a metà si rimuovono i semi che sono duri, mentre il succo e la polpa fanno della naranjilla quello che gli andini chiamano “nettare degli dei“ o “frutto d’oro delle Ande”. I frutti maturi quando sono di colore arancione brillante sono infatti squisiti, e i popoli delle Ande già in epoca precolombiana li spremevano per berne il succo ipervitaminico e dissetante.

Il motivo per cui la pianta del lulo è poco coltivata al di fuori dell’America Centro Meridionale è la facilità con cui i frutti si deteriorano se maneggiati, nonché la vulnerabilità di questa pianta alle malattie .In cucina, oltre che per succhi, frullati e cocktail, in Sudamerica la naranjilla entra nella preparazione di una ricetta tradizionale della ceviche di pesce; può anche guarnire i dolci o attenuare il gusto molto dolce di un dessert ,essendo un po' acidula, e se ne ottengono pure delle conserve.

In Colombia la lulada è una bevanda tradizionale molto famosa che si prepara con succo di naranjilla, succo di lime, zucchero, acqua e ghiaccio; champus è un'altra bevanda a base di mais, ananas e naanjilla. Il particolare gusto agrodolce e leggermente piccante della naranjilla si abbina ad altri frutti dalle note acidule come arance, lime, ananas ma pure alle banane, ad erbe come coriandolo e menta, o ancora a spezie come cannella e chiodi di garofano, ma si accosta anche a pietanze a base di  pesce e di carne di maiale e di pollo.

In Italia solo alcuni ristoranti gourmet usano il frutto del lulo d'importazione; la sua polpa è ideale per gelati e sorbetti, ma il frutto a dadini si usa anche in antipasti freddi e insalate. Alcuni chef lo adoperano cotto a fuoco lento in salse o aggiunto a zuppe e stufati al posto dei pomodori per aggiungere ai loro piatti un tocco esotico. Negli ultimi anni il lulo è stato oggetto di una particolare attenzione perché è ipocalorico e ricco di vitamine, beta-carotene, minerali e fibre. Le sue proprietà antiossidanti e disintossicanti esaltano il suo valore e giustificano il suo utilizzo a scopo terapeutico. La naranjilla entra anche in alcuni prodotti cosmetici per le sue virtù emollienti, esfolianti e anti-invecchiamento per la pelle.

Photo via Canva

Scritto da Redazione ProDiGus

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