Giovedì 18 aprile al Centro Agroalimentare Roma si terrà un evento aperto a tutti con protagonista il resident chef Fabio Campoli
Ha fatto discutere una sentenza della Corte europea, intervenuta in una disputa sul “plagio” tra due aziende olandesi
Vi è mai capitato di assaggiare due prodotti in commercio dal sapore pressoché identico? E’ quel che è accaduto qualche anno fa all’azienda olandese Levola, produttrice e detentrice dei diritti di proprietà intellettuale della specialità casearia spalmabile denominata Heksenkaas. Il rilevamento sul mercato della presenza di un prodotto estremamente similare, a marchio dall’azienda connazionale Smilde, ha portato Levola a trascinare quest’ultima in tribunale per presunta violazione del copyright.
Sulle etichette dei due formaggi spalmabili figurano praticamente gli stessi ingredienti, la ricetta che si segue per la produzione è identica, e ne deriva che anche il gusto dei due prodotti sia estremamente similare. E secondo il management di Levola, ciò sarebbe stato sufficiente a formulare la propria accusa di plagio verso la Smilde, alla quale è stato richiesto dalla prima il ritiro della referenza concorrente dal mercato di riferimento.
Dopo lunghi dibattiti, la corte d’appello olandese di Arnhem-Leeuwarden ha scelto di rimettere ogni decisione nelle mani della corte di giustizia dell’Unione Europea, dal momento che la diatriba primaria si è instaurata intorno ad una questione principale: il sapore di un alimento può davvero beneficiare di tutela in forza dei diritti d’autore sulla ricetta?
Dai giudici di Bruxelles è arrivata una risposta alla domanda, che da molti è stata ritenuta deludente. E’ stato infatti sancito che “per essere tutelato dal diritto d’autore, il sapore di un alimento deve poter essere qualificato come opera, identificabile con sufficiente precisione e obiettività”.
Una sentenza che possiede i suoi fondamenti nell’evidenza che, se il gusto di un alimento deriva da sensazioni soggettive, è impossibile che questo possa essere valutato in base a parametri oggettivi. Gli stessi, questi ultimi, che si renderebbero invece fondamentali a distinguerlo dal sapore di altri prodotti similari, come accade nel caso di un dipinto, una canzone o una pellicola cinematografica. Non basta dunque avere tra le mani una ricetta che coincida con una creazione intellettuale originale, ma è necessario ricercare caratteristiche chiare e inappuntabili per consentire l’identificazione chiara di un prodotto coperto da diritti d’autore.
Un vincolo troppo grande anche per venire possibilmente in aiuto degli autentici prodotti made in Italy a marchio DOP/IGP, tutelati e definiti dai disciplinari produttivi, ma comunque caratterizzati da una variabilità di prodotto contraddistinta dal nostro irrinunciabile stile artigianale.
Fonte: foodweb.it
Scritto da Redazione ProDiGus
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