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Il disturbo da alimentazione incontrollata che non va sottovalutato e si può curare
Lo stress e l’insoddisfazione trovano spesso un canale d’espressione nelle nostre abitudini alimentari. Quando queste ultime assumono manifestazioni estreme, possono sfociare in vere e proprie patologie. Quando si dice “dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei”, si fa certamente riferimento alla possibilità di avvicinarsi a conoscere il carattere e le preferenze di una persona attraverso le sue scelte a tavola.
Altrettanto importante, per quanto possa sembrare banale sottolinearlo, può essere valutare il modo in cui quella persona si rapporta al cibo: quanto mangia e come mangia sono entrambe spie del suo stato di salute.
Un discorso che porta dritto a patologie come l’anoressia, la bulimia e un disturbo che gli inglesi chiamano “binge eating disorder”.
Un regime alimentare che potrebbe definirsi “selvaggio”, un rapporto con il cibo caratterizzato dalla mancanza di limiti.
Chi combatte con questo tipo di disagio, mangia incontrollatamente, anche quando l’organismo non lo richiede, quindi in assenza di appetito. Si tratta di un impulso ingovernabile ad ingerire qualsiasi tipo di alimento, qualunque sia il momento della giornata in cui scatta la pulsione.
A differenza di quel che accade a chi è affetto da bulimia, le persone alle prese con il disturbo da alimentazione incontrollata, non ricorrono al vomito per placare i sensi di colpa rispetto all’assunzione esagerata di cibo. Piuttosto tendono a dedicarsi ad attività sportive o ad imbarcarsi in lunghi digiuni, per compensare le grandi abbuffate. Niente di più sbagliato!
Il termine “sbagliato” non è certo quello più opportuno. Si deve infatti evitare di sentirsi sbagliati, spesso è proprio la mancanza di autostima ad influire negativamente sul rapporto con il cibo. Piuttosto sarebbe corretto, in una situazione complicata come quella causata dal binge eating disorder, chiedere aiuto, rivolgendosi alle persone giuste.
Medici e professionisti in grado di individuare le motivazioni profonde alla base di questi disagi. Non esiste un’unica causa che può determinare questa condizione patologica; tra i fattori predisponenti possono esservi le complicanze di una gravidanza, la mancata accettazione del proprio aspetto, il perfezionismo, la presenza di familiari con lo stesso problema, etc.
Il binge eating disorder non conosce sesso, età o etnia, chiunque può esserne colpito; individuarne i segnali precoci è fondamentale per correre subito ai ripari ed evitare conseguenze spesso invalidanti. Occorre sapere che in ogni caso, se ne può uscire. Chiedere aiuto, va ripetuto, è la scelta migliore da fare.
Fonte: Che donna
Scritto da Redazione ProDiGus
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