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Il pittore che figura tra i massimi esponenti del Cubismo dedicò non solo quadri, ma anche particolari piatti ai suoi alimenti più amati
Pablo Ruiz lo conosciamo tutti col nome di Picasso, suo nome d'arte nonchè cognome della madre da lui adottato perchè, a suo parere, più sonoro di Ruiz. Insieme a G. Braque è considerato a giusta ragione uno dei massimi esponenti del movimento Cubista; fu influenzato dall'artista francese Cézanne, dall'arte africana e dal movimento francese dei "Fauves". Grazie al padre Josè Riuz Blasco, professore presso la Scuola delle Arti e dei Mestieri di Malaga e pittore per hobby, Pablo pronunciò come sua prima parola "piz", da "lapiz" che vuol dire "matita", e i suoi primi disegni erano tanto belli che il padre gli permise di aggiungere dei particolari nei suoi stessi dipinti.
Fu quindi indirizzato dall'età di 11 anni a frequentare la scuola di Belle Arti e quando negli anni successivi la famiglia si trasferì a Barcellona, il giovane Picasso cominciò qui a riscuotere i suoi primi successi. Frequentava spesso una taverna, l’"Els Quatre Gats", in cui si incontravano artisti, politicanti ma anche letterati e vagabondi; il suo cibo preferito erano le tapas, tra l'altro il piatto più economico locale. Qui spesso pagava il conto con qualche suo schizzo; è sua la realizzazione dell’illustrazione del menu che ancora oggi troviamo in questo ristorante, divenuto celebre anche perchè qui Picasso organizzò la sua prima mostra, che gli procurò sia successo che critiche.
Trasferitosi per un periodo a Parigi, Picasso passò dalla povertà alla fama e al benessere, e all'età di 25 anni si ritrovò apprezzato e stimato sia come pittore che come scultore e incisore. Con lo scoppio della guerra civile in Spagna nel 1936, molti dei suoi amici partirono per unirsi ai repubblicani nella lotta al fascismo del generale Franco e nel 1937, in occasione dell'Esposizione Universale di Parigi, Picasso creò la sua opera più nota oggi simbolo della lotta al fascismo, la "Guernica", dal nome della città che era stata appena bombardata dai tedeschi con numerose vittime civili.
Il cibo e la cucina sono temi spesso ricorrenti nell'arte picassiana. Una vera ossessione per l'artista era quella di ritrovarsi povero; la sua agiatezza non trovava ostentazione attraverso ad esempio l'abbigliamento, ma piuttosto nelle sue abitazioni e negli ospiti illustri che le frequentavano. A differenza della ricercatezza dei menu di Salvador Dalì, la cucina di Picasso è semplice e ricca di vegetali; durante l'occupazione nazista, il cibo scarseggiava ed era proprio quello che Picasso amava riportare nella sua arte.
Realizzò i primi piatti in terracotta con raffigurazioni di cucina e, dopo aver consumato una sogliola alla mugnaia, la lisca del pesce fu oggetto d'ispirazione per un suo capolavoro in ceramica. Correva l’aprile del 1957, e Picasso era insieme alla sua compagna Jacqueline, al suo bassotto e al fotografo D. D. Duncan quando passò in poche ore dall’assaggio all’arte vera e propria: dopotutto, aveva già realizzato delle uova al tegame con una salsiccia, armoniosamente appoggiate su un piatto in argilla che aveva prima accuratamente dipinto.
Dopotutto, gli huevos rotos con chorizo sono ancora oggi fra i piatti più semplici e amati della cucina spagnola, frutto dell’eredità contadina di questa terra, cui Pablo Picasso era molto legato. Inoltre, nelle sue rappresentazioni, l’uovo di Picasso è cubista, ma diverso da quello del surrealista Dalì: secondo Picasso, infatti, quando si ricerca la forma giusta per un ritratto si finisce sempre e inevitabilmente per dar vita a un uovo. Anche il pesce è tra i protagonisti più ricorrenti, tanto nelle nature morte di Picasso quanto in tutt’altre tele, come la sua “Donna seduta con cappello a forma di pesce”.
Impossibile inoltre non citare un’opera particolare risalente al 1924, quando Picasso scelse di dipingere una “Nature morte à la Charlotte”: non ci si può esimere dal pensare che sia stata una vera e propria dedica al dessert francese che probabilmente amava in prima persona, raffigurato con tratti semplici ma al contempo realistici per l’immaginazione, stimolando al richiamo immediato della forma e del sapore (rigorosamente sormontato da panna montata) dell’intramontabile dolce che si pensa fu messa a punto dal grande pioniere della cucina moderna Marie-Antoine Carême.
Riguardo al vino Picasso diceva: "Sono un bevitore che ha bisogno di vino". E come nella degustazione si scompongono i sapori attraverso le sensazioni recepite attraverso il gusto e l'olfatto, così l'artista scomponeva gli oggetti narrando attraverso le sue opere la profonda armonia ed essenza della materia. Nel suo quadro La bottiglia di vino (1025), l'oggetto appare raffigurato in un modo che, nel suo amato tripudio di colori, quasi invita a viverne alla vista anche gli effetti dell’ebbrezza. Dopo la sua morte, l'etichetta del vino francese Chateau Mouton Rotschild è stata dedicata all'artista. Da maggio a settembre 2018, il Museu Picasso di Barcellona ha ospitato la mostra tematica “La cucina di Picasso”: non ci resta che sperare che questa selezione di opere pittoriche da buongustai abbia un giorno l’opportunità di fare il giro del mondo per l’organizzazione di nuove mostre a tema. Osservare da vicino e tutte insieme le opere di Picasso dedicate al buon cibo sarebbe davvero un’emozione da non perdere.
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