Mirum in ovo #2

“Non importa che sia nato in un recinto d'anatre: l'importante è essere uscito da un uovo di cigno“ (Hans Christian Andersen)

Mirum in ovo #2

(seconda parte)

“Il racconto è come un uovo: è completo, c'è un guscio e dentro c'è il bianco e c'è il rosso 
che contiene l'embrione del pulcino, ha la vita dentro di sé. 
Quando incomincio a scrivere, so l'inizio e so la fine della storia e anche come arrivarci: 
so i limiti di quello che il racconto contiene. 
In ogni modo per me è importante conoscere l'inizio e la fine, 
poi tocca a me trovare lo sviluppo della storia.“ 

(Nadine Gordimer)

Fig. 3 - Nascita di Elena, Cratere campano a figure rosse , 340 a.C., da Caivano, Museo Archeologico di Napoli

Fig. 4 - Elena tra Castore e Polluce, Leda e Tindaro, Pelike attica a figure rosse, 410 a.C., Pittore di Nicia, Museo Archeologico di Napoli

Conoscere l’inizio e la fine di un racconto, appunto. I romani, che amavano principiare i loro banchetti con un uovo, dicevano “Ab ovo usque ad mala” ovvero «dall'uovo fino alle mele», come dire «dall'inizio alla fine».

Sia che si tratti della versione secondo la quale Elena è detta figlia di Leda e di Zeus o di quella, più suggestiva, per la quale è Nèmesi ad esserne indicata come madre con Zeus anche qui come padre, in ambedue i casi Elena nasce da un uovo. Nella prima versione, Elena ha le stesse qualità divine del suo gemello Polluce, anch’egli figlio di Zeus che scelse di trasformarsi in cigno per concupire Leda, regina di Sparta e moglie di Tindaro, mentre non lo sarebbero gli altri due gemelli nati dalla schiusa di un altro uovo, Clitemnestra e Castore, essendo stati concepiti da Tindaro, sposo di Leda.

Per la seconda versione, Nèmesi (il cui nome e mito sono legati al tema della giusta indignazione e dell’espiazione della colpa), per sfuggire a Zeus si trasformò in un’oca ma il dio dell’Olimpo, che per averla la inseguì in ogni dove, la sedusse ugualmente trasformandosi anche in questo caso in cigno. Nèmesi  avrebbe deposto un uovo che Hermes, dio conduttore delle anime e messaggero degli dèi, pose tra le cosce di Leda che quindi accudì la fanciulla e i fratelli di lei, Castore e Polluce, nati anch’essi dallo stesso uovo. Qualunque sia la versione che si vuol seguire alcuni fatti sono inequivocabili: Elena nasce da un uovo ed è per metà divina e per metà umana.

Non ci occupiamo qui della molteplicità delle varianti sulla nascita di Elena dall’uovo che la descrivono da sola o in compagnia di uno o più dei suoi fratelli e delle varie combinazioni in cui questi gemelli sarebbero nati. Ma è indubbio che, stando al piccolo simulacro conservato a Metaponto ed al vasellame di cui resta traccia in numerose collezioni archeologiche (figg. 3- 4), nelle effigi antiche si prediliga evidenziare l’unicità della fanciulla in questa prodigiosa nascita.

Il significato simbolico più comune che si attribuisce all’uovo è quello del richiamo all’origine della vita e a quella del mondo fenomenico che da lì prende forma. Bellezza Ab Ovo: ovvero una bellezza che viene da molto lontano… nonostante la figuretta di Metaponto ci disorienti un poco a riguardo della bellezza. In realtà è proprio quel “ab ovo”, “dall’origine, da molto lontano” a permetterci di avventurarci in una possibile lettura dei tratti scolpiti in modo da celare la futura avvenenza della nascitura. 

Ella vi appare più come un embrione che come una figura compiuta. Un embrione, Elena, nell’embrione, l’uovo, se consideriamo quest’ultimo nella sua simbologia universalmente riconosciuta di Uovo del Mondo ovvero embrione di tutti gli elementi. E cosa c’è di più rappresentativo di un embrione per significare il principio di un ordinamento di elementi provenienti da mondi materici e spirituali di tutt’altre forme e dimensioni, il punto d’incontro e di fusione tra Terra e Cielo che prende vita nell’umano?

Nella forma perfetta e priva di spigoli dell’uovo, da sempre associato all’emblema della perfezione divina, dell’origine e della conservazione della permanenza della vita, Elena emerge come la “raffigurazione di una forza nascosta che viene portata alla luce” (cfr. F. Ragno, Elena di Troia, in Antikitera, p. 3) ma che solo attraverso la sua umanizzazione ad opera degli uomini apparirà a costoro nella forma del divino che è in lei. Che sia potente come quello di Zeus o terribile come quello di Nèmesi, fatale punitrice della tirannide e dell'egocentrismo umano, il divino agirà in risposta dell’agire umano attraverso le sembianze della perfetta bellezza di Elena. 

I significati associati agli animali che corredano il racconto della nascita di Elena invitano a seguire le tracce suggestive di una intuizione interpretativa che sostiene l’azzardo della lettura avventurosa di questo mito. L’oca, nelle cui sembianze si tramutò ingenuamente Nèmesi, richiama il simbolo della veglia e della vigilanza (basti pensare alla leggenda delle oche del Campidoglio). Il cigno, animale in cui si trasforma Zeus per sedurre Nèmesi o la stessa Leda, è spesso associato alla luce

Nell’uovo, inteso come origine, come cuore pulsante di ogni cosa in divenire, e come apportatore di vita, gli dèi plasmano la forma di una forza vigile vivificata dalla luce di una visione superiore, una consapevolezza che tra gli uomini assume, talvolta, il segno di una sciagura laddove non ne venga compresa e rispettata la funzione.

In epoca ellenistica, ritenendo che la morte corrispondesse alle nozze dell’anima con la divinità, l’uovo divenne simbolo di rinascita, di nuova vita dopo la morte. Nei vasi funerari decorati con scene nuziali, alla sposa venivano offerti dolci decorati con le uova. La sposa personificava l’anima, le uova assumevano il significato di dono per garantirsi la vita ultraterrena e, nello stesso tempo, rappresentavano anche il contenitore dell’anima del defunto. 

Elena è, infine, colei che incarna l’origine divina e cosmologica dell’anima e la presenza e permanenza in lei di un ordine superiore si manifesterà nella forma e nel destino portato dalla sua bellezza. Elena nasce da un uovo, piccolo, semplice, miracolo della natura, simbolo di eterno ritorno alla vita. È questo il messaggio che gli dèi le affidano per l’umanità. 
 

Bibliografia e sitografia di riferimento

  • Amariu C., L’oeuf, Editions du Félin, Paris 1987 (trad. it. L’uovo, Edizioni Mediterranee, Roma 1988).
  • Boncompagni S., Il mondo dei simboli. Numeri, lettere e figure geometriche, Edizioni Mediterranee, Roma 1984, ora 2006.
  • Chevalier J., Gheerbrant A., Dictionnaire des symboles, Ed. Robert Laffont, Paris 1969 (trad. it. Dizionario dei Simboli, Rizzoli, Milano 1986).
  • Graves R., Greek Myths, Penguin, Londra 1954 (trad. it., I miti Greci, Longanesi, Milano 2014).
  • Padovani G., Quanta storia in quell’uovo, «l’Espresso», 28 marzo 2013.
  • F. Ragno, Elena di Troia, in Antikitera.
  • M. Gay, Quaderni – Elena di Troia, Il mito e l’iconografia, https://sepropriononpuoiandareinpatagonia.files.wordpress.com/2012/12/quaderno-elena-di-troiadef-21.pdf

Laureata in Lettere moderne, con indirizzo Storico Artistico, alla Sapienza di Roma, sua città natale, in Scienze Psicologiche Applicate e in Psicologia dello sviluppo tipico e atipico, insegna Storia dell’Arte negli istituti di istruzione secondaria superiore.  

Collabora da oltre un decennio con il Dipartimento di Studi Letterari, Filosofici e di Storia dell'Arte dell’Università degli Studi Roma Due di Tor Vergata nell’ambito della formazione degli insegnanti e da alcuni anni come docente a contratto presso la cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea dello stesso Ateneo per l’insegnamento di Metodologie e Tecnologie didattiche della Storia dell’Arte. Interessata da sempre all’indagine iconografica e allo studio dei simboli nelle diverse culture, nonché allo studio della relazione tra arte e pubblicità, ha all’attivo diverse pubblicazioni scientifiche.

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