Il pan degli Angeli

La simbologia dei messaggeri del cielo a tavola, prendendo spunto da un celebre dipinto del Beato Angelico

Il pan degli Angeli

Fra Angelico, San Domenico e i compagni, predella dell’Incoronazione della Vergine, 1434-35 c., Musée du Louvre, Parigi

“Se cerchi l'eterno amico | o cuore, scorda te stesso. /
Come farfalla alla luce | offri tu il corpo e l'anima. /
Sii bimbo senza pane | alla porta dello straniero, /
al pazzo sii bocca fraterna | e parlagli solo d'amore. /
Così a te s'inchina il Signore | oltre la fede e l'errore, /
poi egli stesso, dalla brocca eterna, | ti berrà, con l'eterno vino.”
(Jalāl ad-Dīn Moḥammad Rūmī)

Singolare immagine quella che si vede in uno dei riquadri della predella l’Incoronazione della Vergine di Beato Angelico: degli angeli servono a tavola il pane ad una compagnia di frati domenicani. La scena è dipinta nel sesto dei sette riquadri che compongono la fascia collocata sotto la tavola principale (la lettura va da sinistra a destra).

La spettacolarità della composizione della pala dell’Incoronazione non invita a portare immediatamente l’attenzione sulla predella e su questa curiosa iconografia, alla quale l’osservazione giunge quasi distrattamente.

L’intera opera è una tempera su tavola (213×211 cm) oggi conservata al Musée du Louvre di Parigi, dove giunse a seguito delle spoliazioni napoleoniche nel Granducato di Toscana. Fu realizzata da Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Pietro, detto il Beato Angelico (1395 c. - 1455) tra il 1434-35. Distinta da una precedente “Incoronazione della Vergine”, datata al 1432 (Galleria degli Uffizi, Firenze), soprattutto a riguardo delle soluzioni prospettiche, con figure di spalle in primo piano, e di quelle iconografiche che accostano maggiormente le figure angeliche a quelle umane, oltre che per i colori luminosi e brillanti e per la sostituzione dell’azzurro con l’oro di fondo dell’opera fiorentina, il dipinto fu realizzato per la chiesa del convento di San Domenico a Fiesole, dove l’Angelico - monaco domenicano - vi dimorava. Per altri, la pala sarebbe stata dipinta invece dopo il ritorno del pittore da Roma, dunque intorno al 1450.

Fra’ Angelico, che oltre alla pittura conosceva profondamente le regole dell’architettura, scandisce gli episodi dei Miracoli di San Domenico (Il sogno di San Domenico, L’apparizione dei Santi Pietro e Paolo a Domenico, La resurrezione di Napoleone Orsini, La disputa di San Domenico, San Domenico e i compagni, Morte di San Domenico),  con al centro la Resurrezione di Cristo), entro il ritmo ordinato, luminoso e chiaro di quinte  architettoniche.

San Domenico e i compagni è dunque la suggestiva scena in cui il Santo celebra la fondazione della comunità. Il momento si svolge nel refettorio del convento ed ai monaci viene servito il pane da due angeli.

Di primo acchito, il fatto che siano degli esseri spirituali di ordine superiore ad offrire il proprio servizio agli uomini potrebbe apparire come stravagante. In realtà, lo stesso significato della parola “angelo”, che nel latino angelus origina dal greco ἄγγελος (traslitterazione: ággelos; pronuncia: ánghelos), tradotto dall’ebraico מלאך, mal'akh, significa sì "messo", "messaggero" ma anche "servitore".

Nonostante l’esiguità delle raffigurazioni artistiche, il tema degli angeli e della cucina ha trovato spazio anche nell’arte, a partire dal XIV secolo. Si comincia con i racconti delle vicende del Beato Gerardo Cagnoli (1267-1342), francescano di grande fede ma del tutto incapace ai fornelli, al quale fu ordinato di cucinare per i suoi confratelli. Il priore, per nulla convinto delle rassicurazioni di fra’ Gerardo che in prossimità dell’ora del pranzo non aveva ancora preparato alcuna pietanza, lo spiò allora da un pertugio restando di stucco allorquando s’accorse che al posto del pio frate, assorto in preghiera, affaccendata ai fornelli stava una bellissima figura di angelo che, apparecchiata la tavola, sfamò come non mai l’intera comunità.

Altre raffigurazioni pittoriche di angeli in cucina si vedono in un affresco del Convento di Santa Maria di Gesù a Palermo, dove ad essere aiutato è San Benedetto il Moro (XVI sec.), e nel dipinto “La cucina degli angeli” del pittore spagnolo Bartolomé Esteban Pérez Murillo (1618-1682), esposto al Louvre.

Nel dipinto di Beato Angelico gli angeli non sono intenti a cucinare bensì servono a tavola, distribuendo dei pani, uno per ciascuno, ai commensali. Un tale esempio di assistenza è, beninteso, possibile poiché sussiste una corrispondenza spirituale tra quegli uomini e la volontà divina.

Simbolo dei cicli stagionali, il pane è cibo essenziale e sacro per eccellenza, non solo nella cultura cristiana. Basti pensare a tutti quei riti che ne scandivano, un tempo più di oggi, la preparazione e i simboli recati su di esso prima di essere infornato. Fondamentale era, ed è, la sua importanza nel consumo comunitario del pasto, nel dividerlo e scambiarlo con gli altri commensali.

Del “pan degli angeli” parla Dante, nel Convivio, opera incompiuta e scritta in volgare durante l’elisio, tra il 1304 e il 1307:

“Oh beati quelli pochi che seggiono a quella mensa
dove lo pane delli angeli si manuca!
e miseri quelli che colle pecore
hanno comune cibo!” (I, 1, 7)

Per Dante il Convivio è un ‘banchetto di sapienza’ al quale egli immagina di accostarsi per raccogliere le briciole di coloro che vi sono seduti e dove le vivande servite agli ospiti rappresentano le conoscenze che è possibile condividere nella “beata mensa del sapere”.

Principi ispiratori delle opere di Beato Angelico sono senza dubbio la sua profonda spiritualità, il proprio intelletto, vivace e colto, e le numerose citazioni del panem angelorum nelle Sacre Scritture.

Ma è altrettanto fuor di dubbio riconoscere nella scena di San Domenico e i compagni una corrispondenza con quanto si raccoglie nel Convivio dantesco in merito al pane descritto come cibo spirituale, cibo di conoscenza, distinto da quello materiale.  Il pane è il cibo che per primo e più di ogni altro si chiede per la sopravvivenza. La metafora con il cibo spirituale, necessario alla sopravvivenza dell’anima, è pertanto chiara.

Nel dipinto dell’Angelico i commensali lo ricevono direttamente dagli angeli. Essi stanno fondando una Chiesa, o una Scuola, se vogliamo. Questi uomini costituiscono una sorta di cerchio interno di conoscenza spirituale, in comunione con influenze superiori dalle quali ricevono nutrimento. Il loro compito sarà quello di indicare ad altri come avvicinarsi altri stessa mensa.

Dante farà riferimento al “pan degli angeli” più volte anche nella cantica del Paradiso  unendo alla beatitudine l’amore e la gioia che tale cibo produce (Pd XXV 24; Pd XXX, 40-42).

Anche Beato Angelico era un frate domenicano. A giudicare dalla straordinarietà e dalla bellezza della sua opera, “amore, beatitudine e gaudio” hanno caratterizzare la sua vicenda esistenziale su questo piano. Il messaggio racchiuso nei suoi dipinti segue i contorni del linguaggio cristiano ma è di fatto universale.

Al pari di Dante, siamo dunque noi, spettatori, ad essere invitati a raccogliere le briciole, preziosissime, del “pan degli angeli”, al cospetto di un piccolo dipinto, che passa quasi inosservato, come una briciola, appunto, ma che costituisce una porta aperta su mondi meravigliosi. Di amore e gaudio.

Fra Angelico, Incoronazione della Vergine, 1434-35 c., Musée du Louvre, Parigi

 

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

  • B. Bianchini, M. Stanzione, La cucina degli angeli, Milano, Mondadori, 2014
  • C. Gerbron, Fra Angelico. Liturgie et mémoire, in Etudes Renaissances, 18, Turnhout, Brepols Publishers, 2016

Laureata in Lettere moderne, con indirizzo Storico Artistico, alla Sapienza di Roma, sua città natale, in Scienze Psicologiche Applicate e in Psicologia dello sviluppo tipico e atipico, insegna Storia dell’Arte negli istituti di istruzione secondaria superiore.  

Collabora da oltre un decennio con il Dipartimento di Studi Letterari, Filosofici e di Storia dell'Arte dell’Università degli Studi Roma Due di Tor Vergata nell’ambito della formazione degli insegnanti e da alcuni anni come docente a contratto presso la cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea dello stesso Ateneo per l’insegnamento di Metodologie e Tecnologie didattiche della Storia dell’Arte. Interessata da sempre all’indagine iconografica e allo studio dei simboli nelle diverse culture, nonché allo studio della relazione tra arte e pubblicità, ha all’attivo diverse pubblicazioni scientifiche.

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