Un arcobaleno di sapori e colori composto da bocconcini di pollo marinato allo yogurt e spezie, serviti con quinoa, porri caramellati e taccole
L’approccio gastronomico per le festività nei racconti dell’autore novecentesco del Deserto dei Tartari, definito il "Kafka italiano"
Nato a Belluno nel 1906, Dino Buzzati ha vissuto un’esistenza molto varia e il suo lavoro artistico è spesso stato ispirato dalle vicende di vita e, come lui stesso ha affermato, dall’impronta che gli ha lasciato la Valle di Belluno, sua terra natìa. Ha trascorso gran parte della vita a Milano dove, laureatosi in Giurisprudenza, all’età di ventuno anni ha iniziato l’attività di giornalista divenendo prima cronista e poi redattore nel Corriere della Sera. In qualità di inviato speciale ha viaggiato in Africa, in Asia, in India, in Giappone e nelle Americhe.
Nel frattempo per Dino Buzzati è arrivata la fama come scrittore ma non si è mai allontanato dal giornalismo; secondo Buzzati infatti esiste tra questi due lavori una specie di osmosi dalla quale entrambi traggono numerosi vantaggi. Ma Buzzati si è impegnato e con successo anche nel teatro di prosa e per il teatro lirico ha prodotto molte scenografie e alcuni libretti. Negli ultimi anni di vita ha rivelato al pubblico la sua passione per l’arte allestendo mostre in Italia e all’estero. Fino agli anni ’30 Buzzati ha scritto una mole di articoli, racconti, poesie e fiabe illustrate che hanno come soggetto il Natale; la raccolta “Il panettone non bastò” testimonia l’abilità dello scrittore di riuscire a fare poesia partendo dalla cronaca, mescolando vari generi letterari che lo portano a sconfinare dal diario alla satira.
In alcuni di questi scritti emerge l’aspetto autobiografico: in particolare nel racconto “Lo strano boxer sul comodino”, ultimo nella raccolta, l’autore ormai anziano si rivede quattordicenne orfano del padre nella celebrazione del primo Natale senza la figura paterna. E’ un Natale senza l’albero addobbato e il lauto pranzo della vigilia ma sua madre per allietare gli spiriti affranti dei propri figli e nonostante le difficoltà economiche, regala al figlio un cane boxer di ceramica che va ad accrescere la sua collezione di cani e pur essendo di scarso pregio lo rende tanto felice, arriva a dialogare con lui, e lo pone al posto d’onore sul comò della propria stanza.
Della raccolta fanno parte anche gli scritti del periodo compreso fra il 1944 e il 1946 nei quali si riconosce soprattutto il Buzzati cronista del proprio tempo, che unisce il suo al grido della società martoriata dalla guerra che attraverso il rito del Natale auspica una rinascita spirituale ma anche materiale. In “Montenero 66, pressappoco una fiaba” un bimbo scrive una letterina a Gesù Bambino elencando i suoi desideri e indica la sua casa in un palazzo bombardato in viale Montenero 66 avvisandolo di non spaventarsi. Sotto i bombardamenti è il Natale descritto nel racconto che dà il titolo alla raccolta, dove il panettone da 1200 lire al chilo sottobanco non basta a rendere questo giorno speciale.
L’aspetto consumistico che caratterizza il periodo delle feste natalizie è sottolineato in diversi altri scritti della raccolta. Secondo l’autore il Natale è da calendario la festa in cui bisogna essere tutti buoni salvo poi a tornare come si era prima già dal giorno dopo; i genitori per questa festa devono appagare i desideri dei propri figli comprando di tutto e facendoli crescere senza valori, legati al Dio denaro e fragili di fronte alle avversità e alle prove della vita.
Nel racconto del 1965 “Una torta e una carezza”, il Natale è impersonato dalla vecchia signora Tata che ha prestato servizio presso una famiglia borghese e, ormai andata in pensione, per tradizione ogni anno lascia l’ospizio per vecchi per raggiungere la casa della signora che ha accudito coi suoi tre figli. Per la cena della vigilia di Natale la signora Tata prepara una specialissima torta di marzapane confezionata con le mandorle, lo zucchero, i confetti e il burro di campagna. La torta ha la forma di un Gesù Bambino, ricoperta da uno strato di zucchero bianco e decorata con confetti e nastrini.
La faccina del Bambinello è di zucchero rosa e la sua cuffietta ha una piccola stella d’argento. La signora Tata in questo Natale non viene accolta calorosamente ma con indifferenza e finisce prima nel retrocucina e poi nello scantinato quando la nuova cuoca la caccia via. Al posto della sua torta in questo Natale a cena ce ne sarà una da “cordon bleu”, a forma di due cigni coi colli intrecciati, confezionata dalla nuova cuoca e la torta di Tata sarà solo di rincalzo e forse non sarà neppure servita. C’è tra queste pagine il passaggio dal passato al presente sia dal punto di vista gastronomico che dal punto di vista sociale, il legame coi bimbi che ora sono ragazzi si è affievolito assieme al ricordo della sua torta speciale.
Il Natale moderno di Buzzati è un’orda di piaceri, uno spettacolo di luminarie, un affannarsi all’acquisto che fa comodo all’industria dei consumi, questo Natale ha perso la ricchezza del mistero della Natività e il suo più profondo significato, la fantasia e la poesia con cui sono cresciute le vecchie generazioni e che tutti nutriamo un gran bisogno di ritrovare.
Nel racconto “Lo strano Natale di Mr.Scrooge” incontriamo infine Ebenezer W.Scrooge, il personaggio di Charles Dickens, nelle vesti di un ricchissimo proprietario newyorkese di “supermarkets, sele-services, cafetterias e autonomats” che decide di trascorrere la notte del 24 dicembre a bordo di un bastimento italiano in modo che ,incontrando come ogni anno gli accade lo spirito del Natale in terra straniera, non ne possa comprendere la lingua. Ma suo malgrado lo incontrerà…
Scritto da Elena Stante
Laureata in Matematica nel 1981 presso l’Università degli Studi di Bari, dal 1987 insegna Matematica e Fisica presso il Liceo Ginnasio Aristosseno di Taranto .
Ha partecipato ai progetti ESPB, LabTec, IMoFi con il CIRD di Udine e a vari concorsi nazionali e collabora, con la nomina di Vice Direttore, alla rivista online Euclide, giornale di matematica per i giovani.

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