Metà della popolazione (soprattutto la fascia più giovane) non raggiunge il fabbisogno giornaliero raccomandato
Vegetariano, igienista e profeta dell’automazione anche in cucina
Se nella storia c'è un personaggio che merita davvero la definizione di “genio assoluto”, si parla senza dubbio del grande Leonardo Da Vinci, il celebre uomo di scienza, artista, inventore e pensatore simbolo del Rinascimento e della massima aspirazione alle scoperte e alla conoscenza umana. E siamo qui per raccontarvi anche l'idea che gli studiosi di Leonardo si sono fatti in merito al suo rapporto con il cibo.
“L’uomo e li animali sono proprio transito e condotto di cibo, sepoltura d’animali, albergo de’ morti, facendo a sé vita dell’altrui morte, guaina di corruzione”
E ancora:
“II latte fìa tolto ai piccoli figlioli delle bestie che fanno il cacio”…”O quanti fìen quegli ai quali sarà proibito il nascere! Dell’ova ch’essendo mangiate non possan fare pulcini”.
Queste brevi dichiarazioni tratte dal Codice Atlantico scritto dallo stesso Leonardo, avvalorano in alcuni la convinzione che fosse vegetariano, benché le sue metafore non risparmino anche i frutti della terra. Dunque, potrebbe anche semplicemente essere che Leonardo prediligesse il consumo di questi ultimi ma senza privarsi totalmente degli alimenti carnei.
Ma se si vuole avere un’idea dell’alimentazione della famiglia Da Vinci, si può trovare uno scritto autografo di Ser Piero, padre di Leonardo, relativo alle “Spese facte per Antonio et Giuliano (fratelli di Leonardo, ndr) quando andarono da Firenze a Vinci”.
Si tratta di 8 lire e 14 soldi per pane chonperato, funghi per mangiare et insalare, carne, salsiccia, pipioni (piccioni), pesci, uova, salina, pollastra e per lo barbiere”. Attraverso i poderi di Bacchereto, in famiglia giungono inoltre grandi quantità di “fichi secchi” e Leonardo conosce bene anche il riso e compone un rebus usando l’immagine del suo stelo. Molto spesso, tra i suoi aforismi e profezie, Leonardo menziona inoltre il miele e le api.
Sempre nel Codice Atlantico, tra appunti e disegni di anatomia, geometria e meccanica, compaiono disegni e progetti di Leonardo su attrezzi per agevolare il lavoro ai cuochi: come un macinapepe, un affetta-uova a vento, un girarrosto meccanico e un cavatappi. Il grande genio studiò persino un sistema per tenere calde le pietanze e scacciare i cattivi odori e il fumo dalla cucina, gli equivalenti degli scaldavivande e delle cappe di aspirazione attuali. Tra i suoi appunti compare addirittura una macchina per fare gli spaghetti!
Divenuto proprietario di una vigna a Milano, donatagli da Ludovico il Moro nel 1499 dopo aver dipinto il Cenacolo, attraverso una lettera spiegò al suo contadino come migliorare la produzione del vino.
Tutto quello che Leonardo scrisse sulla cucina rappresenta un documento di quelle che erano le abitudini a tavola all'epoca e i gusti dei personaggi illustri da lui frequentati; e Il fatto che Leonardo amasse la buona tavola si riconosce secondo alcuni anche nel sopra citato Cenacolo, in cui ogni commensale raffigurato possiede una piccola tovaglia per pulirsi la bocca e le mani, così che per la prima volta, nel 1491, compare il tovagliolo.
Sembra che siano state attribuite a Leonardo anche alcune annotazioni del Codice Romanoff, ritrovato in Russia nel 1865. In esso si trovano diverse ricette e un codice di comportamento sulle abitudini che un commensale deve evitare a tavola: dunque una sorta di “primo galateo”.
Dagli scritti del Codice Atlanticosi deduce infine che Leonardo conosceva bene erbe e spezie quali lo zafferano e la curcuma, e tra le sue ricette compaiono i gamberi rossi con burrata, albicocche e menta, il risotto (una vera novità a quei tempi) con lattuga e crudo di pesce, e ancora il petto di piccione con le more. In questi piatti si denota il connubio fra il dolce e il salato, che caratterizzava le tavole del Rinascimento essendo tanto amato dalla gente che visse a quel tempo.
Per finire, a Leonardo si attribuisce anche l’invenzione di una bevanda, l’ ”acquarosa”, a base di acqua di rose, zucchero, limone ed alcool. E forse anche quella del tovagliolo...
Scritto da Elena Stante
Laureata in Matematica nel 1981 presso l’Università degli Studi di Bari, dal 1987 insegna Matematica e Fisica presso il Liceo Ginnasio Aristosseno di Taranto .
Ha partecipato ai progetti ESPB, LabTec, IMoFi con il CIRD di Udine e a vari concorsi nazionali e collabora, con la nomina di Vice Direttore, alla rivista online Euclide, giornale di matematica per i giovani.

0 Commenti