La patata “dolce” o “americana” come ingrediente che può giovare alla nostra salute... con grande gusto!
Non solo rumore, studiando attentamente i suoni emessi da strumenti, utensili e elementi d’arredo per la tavola è possibile fare vera musica!
È un gioco da bambini ma anche per adulti quello di usare oggetti di uso quotidiano in casa per provare a fare musica. Se ci trasferiamo in cucina, possiamo esplorare diverse possibilità sonore che ci offrono gli utensili inventando noi stessi le tecniche per produrre suoni.
Possiamo battere, sfregare, scuotere o mescolare, grattare. Ogni corpo produce suoni diversi a seconda di come viene percosso e da cosa viene percosso, se è sospeso o appoggiato. I suoni ottenuti saranno diversi se hanno diversa altezza, e quindi potranno essere gravi o acuti; potranno avere differente durata, o ancora se hanno diverso timbro possono dimostrarsi sordi o squillanti, metallici o legnosi. Passiamo in rassegna ciò che c’è nella nostra cucina di utile per provare a sbizzarrirsi in modo nuovo con la musica!
Le pentole hanno forme e dimensioni diverse e sono un ottimo strumento musicale per iniziare. L’altezza del suono emesso dipenderà dalla forma, dal materiale della pentola ma anche dall’oggetto scelto per la percussione: il suono è squillante quando la pentola è percossa da una stoviglia metallica, più morbido se adoperiamo mestoli di legno e ovattato se avvolgiamo il mestolo con un canovaccio. Riempire le pentole con acqua ed inclinarle variamente ci consente inoltre di modificare il suono in modo continuo.
Anche i coperchi delle pentole producono suoni diversi a seconda del loro diametro, del punto in cui vengono percossi e da ciò che li percuote. E le tazze? Non resta che provare. Lo scolapasta e il colino possono essere riempiti con legumi o mais per ottenere dei sonagli; se li facciamo ruotare con un certo ritmo produrremo dei suoni continui. I barattoli di vetro colpiti da bastoncini leggeri come le bacchette cinesi per il riso o con gli spiedini metallici ci daranno altri diversi suoni.
Provate poi a prendere un qualunque recipiente, riempirlo d’acqua e lasciarlo cadere con un certo ritmo degli oggetti, oppure soffiate con una cannuccia per avere un suono continuo (otterrete un effetto simile al suono delle bolle) o ancora immergete nel recipiente degli oggetti metallici come ad esempio gli stessi coperchi e, tenendoli sospesi, percuoteteli per ottenere un effetto sfumato.
E la carta? D’alluminio, da forno, sacchetti per il pane: tutte queste tipologie da cucina possono essere accartocciate, agitate o colpite dando luogo a suoni differenti. Con i bicchieri poi, come tutti sappiamo, si possono riprodurre interi brani musicali: quando li si riempie di acqua a differenti altezze si fanno suonare percuotendoli con bacchette leggerissime o semplicemente facendo scorrere un dito inumidito sul bordo per farli vibrare.
Anche le bottiglie di vetro riempite con acqua a diverse altezze diventano strumenti a fiato, vi basterà imparare a modulare il vostro soffio sul bordo. E se cantiamo dentro un coperchio, una pentola o un imbuto possiamo usare la nostra voce con un differente timbro. Provate anche a far scorrere una stoviglia sulla grattugia o ad azionare un frullatore ad immersione… tantissime sono le possibili combinazioni e le possibili armonie.
Non resta che provare a trovare la giusta composizione, magari per un nuovo pezzo musicale originale e inedito. Il musicista Fabio Bonelli ha avuto l’idea di adoperare gli oggetti di cucina per accompagnare la sua musica prodotta da chitarra, clarinetto e fisarmonica insieme al suo canto. Ha fondato il laboratorio People from the Mountains a Morbegno in provincia di Sondrio e il suo progetto lo ha portato a girare Europa e Australia con tanti concerti e due album che sono usciti nel 2007 e nel 2012. L’artista si esibisce per eventi e festival ma anche in ristoranti, all’interno di teatri, nei musei d’arte. La sua musica evoca i suoni familiari dell’acqua che scorre o il vapore che fischia uscendo dal bollitore, e seguire una sua performance è di certo un’esperienza tanto insolita quanto gradevole: viene proprio voglia di provare ad imitarlo! Ascoltatelo cliccando qui.
Scritto da Elena Stante
Laureata in Matematica nel 1981 presso l’Università degli Studi di Bari, dal 1987 insegna Matematica e Fisica presso il Liceo Ginnasio Aristosseno di Taranto .
Ha partecipato ai progetti ESPB, LabTec, IMoFi con il CIRD di Udine e a vari concorsi nazionali e collabora, con la nomina di Vice Direttore, alla rivista online Euclide, giornale di matematica per i giovani.

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