Nel corso dell’evento svoltosi a Dubai, è emerso il boom produttivo della pasta in tutto il mondo
Viaggio nelle tradizioni gastronomiche del Vecchio Continente legate ai festeggiamenti del 6 gennaio (tra Befana, Babbo Natale e San Nicola)
Perché la befana mette i suoi doni in una calza? Secondo una leggenda, il re romano Numa Pompilio era solito appendere una calza all'interno di una grotta per ricevere dei doni da una benevola ninfa propiziatrice. La calza è inoltre importante in inverno, e si presta a contenere i doni perché è di tessuto elastico e si allarga facilmente. Nelle antiche case contadine la Befana trovava i calzini appesi al camino in cui metteva qualche fico secco, confetti, noci, nocciole, semplici caramelle di zucchero. Poteva però trovare scarpe nuove da portare con sé in cambio dei suoi doni.
In diversi paesi d'Europa, i regali ai bambini li porta Babbo Natale la notte del 6 Gennaio, e in passato erano le arance i migliori doni. L'uso di regalare arance risale al XIX secolo ed è legato al "miracolo della dote" di San Nicola. Il succoso frutto arancione richiama nella forma e nel colore i tre lingotti d'oro che San Nicola, quando era vescovo, regalò a tre fanciulle molto povere esonerandole da un destino da schiave e garantendo loro la dote per potersi sposare. All'epoca del miracolo, le arance erano rare e costose e così è stato per molto tempo ancora, così che i mandarini e le arance non mancavano nelle calze della befana in Europa e in Italia.
La leggenda più conosciuta sull'Epifania nel nostro territorio narra che in una notte d’inverno i Re Magi bussarono alla porta di una vecchietta per chiederle la strada per Betlemme. La vecchietta indicò loro la strada ma, invitata ad andare con loro a rendere omaggio al Bambino Gesù, si rifiutò di farlo. Pentitasi troppo tardi di questa scelta, cercò di raggiungere invano i Magi ormai partiti per proseguire il viaggio: fu così che cominciò allora a bussare a tutte le porte portando regali ai bambini nella speranza che uno di questi fosse Gesù. Da allora, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, la vecchietta continua cavalcando una scopa a cercare quel Bambino e lascia doni ai bimbi buoni.
La festa dell’Epifania nel mondo ha dunque differenti interpretazioni, e questo è dovuto alle tradizioni ed alle credenze popolari di ciascun paese. Non tutti i paesi ad esempio riconoscono l’Epifania come festività. La figura della Befana ha infatti origini legate alle diverse credenze popolari. Altra differenza è dovuta al calendario: in alcuni paesi del mondo si segue ancora il calendario giuliano, come nel caso dei cristiani ortodossi, i quali festeggiano l’Epifania il 19 gennaio.
Anche in Italia, dal 1978 al 1985, l’Epifania fu esclusa dalle festività civili. Oggi i paesi che la riconoscono come festività, oltre al nostro, sono la Grecia, la Spagna, la Svizzera (solo in alcuni dei Cantoni), l’Austria, la Germania (in alcune regioni), la Svezia, la Polonia, la Finlandia, la Slovacchia, la Repubblica Dominicana e Puerto Rico.
In Spagna i bambini la sera del 5 gennaio mettono un bicchiere d’acqua davanti alla porta per abbeverare i cammelli dei Magi, e il giorno seguente ha luogo il corteo dei Re Magi, che sfilano su carri decorati dispensando doni ai bimbi buoni. Questa tradizione la si ritrova anche in Messico, a Cuba e in altre aree dell’America del Sud. Il dolce tipico che si consuma per l’Epifania è il Roscòn de Reye, che in Messico si chiama Rosca de Reyes.
In realtà le origini di questa delizia affondano in Portogallo (dove si chiama Bolo de Rei) e si tratta di una colorata ciambella dolce lievitata, alla cui preparazione di base si aggiungono limoni e mandorle nell’impasto e frutta candita e zucchero a velo per la decorazione.
La tradizione vuole che al suo interno venga nascosto un piccolo Gesù bambino in plastica (o in alternativa una fava o un fagiolo): chi lo trova dovrà invitare i presenti alla merenda per la Candelora, il giorno 2 febbraio, definita come la festa che porta via tutte le altre. Il dolce viene posto al centro della tavola delle feste la sera della vigilia e mangiato tra Natale e l’Epifania.
Nel nord della Francia, dal XIV secolo, è usanza tradizionale consumare per quest’occasione la Galette des Rois, così come è tipico tagliarla in tante fette quanti sono gli invitati, più uno. Nel sud della Francia si usa invece preparare una brioche a forma di corona, decorata con frutta candita e zucchero. In Grecia vi è la Vasilopita, dolce realizzato sia per San Basilio (il primo dell’anno) che per il 6 gennaio.
Esso nasconde al suo interno o una moneta o un altro piccolo oggetto e chi lo trova sarà il re della festa. Ancora, la pietanza tradizionale più amata in Bulgaria è la banitza, una sorta di pizza tradizionale, fatta principalmente con la pasta sfoglia e formaggio.
In Svizzera l’Epifania rappresenta il tempo del Dreikönigskuchen, ovvero “dolce dei tre re”, a base di pasta lievitata, dal sapore simile ad una brioche, la cui forma rappresenta un fiore, al cui interno viene inserita, anche in questo caso, una moneta oun altro oggettino che conferirà il titolo di “re della festa” a chi lo troverà. Quest’ultimo avrà la fortuna di veder realizzati i suoi desideri da parte degli altri commensali.
Infine, in Gran Bretagna quella 6 gennaio viene chiamata la “Dodicesima Notte”. Secondo la leggenda, in questa occasione si risvegliano gli spiriti pazzerelli che si nascondono nell’agrifoglio per fare scherzi ai mal capitati.
E’ tempo dunque della Twelfth Night Cake, nota come “torta della dodicesima notte”, a base di frutta secca e frutta candita: la sua tradizione più particolare vuole che al suo interno vengano nascosti un fagiolo, dell’aglio, un rametto e uno straccio. Coloro che avessero trovato questi oggetti, sarebbero stati, rispettivamente, il re o la regina della festa, il cattivo della festa, il folle e la ragazza dalla cattiva reputazione per un giorno.
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Scritto da Luciano Albano
Laureato con lode in Scienze Agrarie presso l’Università degli Studi di Bari nel 1978, ha svolto servizio come dirigente del servizio miglioramenti fondiari della Regione Puglia presso l’Ispettorato Agrario della città di Taranto. Appassionato di oli e vini, ha conseguito il diploma di sommelier A.I.S. e quello di assaggiatore ufficiale di olio per la sua regione.
Specializzato in Irrigazione e Drenaggio dei terreni agricoli presso il C.I.H.E.A.M. di Bari (Centre International de Hautes Etudes Agronomiques Mediterraneennes)" . Iscritto all'Ordine dei Dottori Agronomi della Provincia di Taranto. Iscritto nell'Albo dei C.T.U. del Tribunale Civile di Taranto

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