La zucca e il pero

Una poesia “di stagione” di Ludovico Ariosto, che gioca sulle differenze tra la pianta della zucca e l’albero del pero

La zucca e il pero

La zucca e il pero

Ci fu una zucca che in pochi giorni
crebbe tanto in altezza che coprì
i rami più alti del suo vicino, un pero.

Una mattina, svegliatosi da un lungo sonno,
il pero aprì gli occhi e vide
i nuovi frutti che gli pendevano sul capo.

Le disse: - Chi sei? Come sei salita
fin quassù? Dov'eri prima, quando io,
stanco, mi sono addormentato?

Essa gli disse il nome e gli mostrò il punto
giù in basso dove era stata piantata: - Fin qui -
disse - in tre mesi son giunta, accelerando il passo.

Ed io a fatica arrivai a questa altezza
dopo trent'anni - soggiunse il pero - lottando
con tutti i venti, il caldo e il gelo.

Ma tu, che in un momento arrivi in cielo,
sii certa che tanto in fretta, così com'è
cresciuto, verrà giù il tuo stelo.


Ludovico Ariosto

Scritto da Sara Albano

Laureata in Scienze Gastronomiche , raggiunta la maggiore età sceglie di seguire il cuore trasferendosi a Parma (dopo aver frequentato il liceo linguistico internazionale), conseguendo in seguito alla laurea magistrale un master in Marketing e Management per l’Enogastronomia a Roma e frequentando infine il percorso per pasticceri professionisti presso la Boscolo Etoile Academy a Tuscania. Dopo questa esperienza ha subito inizio il suo lavoro all’interno della variegata realtà di Campoli Azioni Gastronomiche Srl, , dove riesce ad esprimere la propria passione per il mondo dell'enogastronomia e della cultura alimentare in diversi modi, occupandosi di project management in ambito di marketing e comunicazione e consulenza per il food service a 360°, oltre ad essere il braccio destro di Fabio Campoli e parte del team editoriale della scuola di cucina online Club Academy e della rivista mensile Facile Con Gusto.

1 Commento

  1. Pierfederico Gariglio23 ottobre 2020 alle ore 13:43

    Chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente. (A. Ascetti - 1734) Perché alla terra alfin torna repente precipitevolissimevolmente. (F. Moneti - 1759 ca.)

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